NAPOLI. Da lunedì la Campania tornerà a colorarsi di giallo. Almeno fino a venerdì 15 gennaio. La virata verso misure più stringenti da parte del governatore Vincenzo De Luca per ora non c’è stata, bar e ristoranti potranno restare aperti e accogliere clienti fino alle 18 e potranno attivare servizi di asporto e consegne a domicilio. Negozi aperti, dunque, non solo quelli che vendono beni essenziali. Per Confesercenti Campania e Fiepet è una opportunità importante per le imprese per rilanciare l’economia. «Una nuova chiusura da lunedì sarebbe stato un ulteriore castigo per quegli esercenti che stanno vivendo momenti di difficoltà», dice Vincenzo Schiavo, numero uno di Confesercenti, che sta lavorando a misure di sostegno anche in altri settori.

«Ci rimettiamo in gioco dopo i due giorni di chiusura. Che senso aveva approvvigionarsi per due giorni soltanto, rimettere in moto la cucina, richiamare il personale per poi richiudere?», afferma Salvatore Estatico, titolare della “Trattoria del Sole” alla Pignasecca. «Dobbiamo solo augurarci che si prosegua fino al 15 e che non ci siano virate a livello regionale causate dall’espandersi dei contagi. Aprire tutte le attività significa mettere in moto l’economia che ruota intorno alla ristorazione».

È dello stesso avviso Vincenzo Falcone, contitolare con Gian Andrea Squadrilli di “Pizza in teglia” ed altri due locali al Vomero. «È un’iniezione di fiducia dopo aver proceduto ad un ingente investimento per espandere il brand sul territorio napoletano. Speriamo che si possa lavorare senza ulteriori interruzioni sostenendo la ripartenza. Dopo la chiusura totale imposta dal primo lockdown, le successive limitazioni hanno rappresentato una mazzata difficile da superare, la lotta alla pandemia si combatte con il senso di responsabilità personale non passando da una zona ad un’altra più scura».

Non la pensa così Enzo Capasso, titolare della trattoria “Casa Capasso” ai Tribunali. «Aprire soltanto per 5 giorni e fino alle 18 per poi molto probabilmente cambiare il colore della zona è una presa per i fondelli. Chi ci ripagherebbe delle spese sostenute? Non ci sono turisti, né la possibilità di fare l’asporto perché gli uffici pubblici sono deserti. Pensiamo che sia meglio rimanere chiusi ed attendere tempi migliori».

Stefano Meer, proprietario della storica “Friggipizza” a Fuorigrotta (promotore di una class action contro la Regione per le restrizioni più pesanti a dicembre adottate contrariamente alle decisioni del Governo), dice che comunque provvedimenti riguardanti il modus operandi delle attività di ristorazione siano condivisi con chi effettivamente sta dietro ai banchi da lavoro. «Il mancato coinvolgimento di tali attori potrebbe addirittura comportare problematiche in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro». E dice che sta lavorando alla costituzione di una nuova associazione «non sentendosi tutelato da quelle storiche».