NAPOLI. La sesta  sezione penale della Suprema Corte  presieduta dal dott. Tronci e che ha visto come relatore il dott. Amoroso, nell’ambito di una inchiesta relativa sia alla associazione a delinquere di stampo mafioso, sia alla associazione dedita al traffico internazionale  di stupefacenti,  ha bocciato tutti i ricorsi proposti dalla difesa degli affiliati della cosca capitanata da Amato Raffaele, con una  sola eccezione. Infatti, Raffaele Teatro, genero del capo clan, difeso dagli avvocati Dario Vannetiello (nella foto) e Luigi Senese, ha ottenuto l’annullamento della sentenza emessa in data 18 ottobre dello scorso anno dalla Corte di appello di Napoli – II sezione penale -. La decisione è sorprendente atteso che  trattasi  del secondo  annullamento deciso dalla Suprema Corte in quanto già in data 20.11.17 la seconda sezione della Suprema Corte aveva disposto  un nuovo giudizio innanzi ai giudici partenopei. Eppure Teatro, come tutti gli altri imputati di quella che una maxi-inchiesta, aveva optato per il rito abbreviato definitosi in data 10 luglio 2014 e nel corso del giudizio di appello aveva ammesso gli addebiti, con conseguente riduzione ad anni 12 della pena di anni 14 inflitta in primo grado. Appare allora evidente che solo un cavillo giudiziario ha potuto portare all’ennesimo annullamento a seguito della convincente arringa svolta dall’avvocato Dario Vannetiello innanzi ai giudici capitolini. E così per Raffaele Teatro dovrà svolgersi un nuovo giudizio – il terzo - innanzi alla Corte di appello, mentre sono  divenuta definitive le sentenze di condanna - che vanno da un massimo di anni 12 ad un minimo  di anni 7 - , nei confronti di Emanuele Baiano, Giosuè Belgiorno cl. 89, Giosuè Belgiorno cl. 90, Carmine Caso, Gennaro De Cicco, Giuseppe Imparato, Attanasio Liguori, Gennaro Liguori e Cosimo Marino.