Una banconota falsa da 100 euro costava 10 euro e si poteva acquistare in un bar, in un negozio di alimentari, in un basso o addirittura in una congrega religiosa. Nel maxi blitz di questa mattina, 63 persone sono finite in manette tra Napoli e la Francia, 48 di queste in carcere per vendita di valuta in euro contraffatta in Italia ed all'estero. Di questi, 13 sono accusati di essere legati al clan Mazzarella.

Nel corso di una conferenza stampa presso la Procura di Napoli, il procuratore Nicola Gratteri e i vertici dei carabinieri e del Comando Antifalsificazione Monetaria hanno ricostruito che la base dell'organizzazione internazionale era nel quartiere Pendino e riusciva a distribuire banconote false marchiate "Napoli Group" in tutta Europa.

Il volume di affari ricostruito è di almeno 6 milioni di euro in un anno, con la produzione di circa 60 milioni di euro di banconote false «tuttora in circolazione e sequestrate in tutta l'area Euro» ha spiegato il colonnello Lorenzo Marinaccio. Nel corso delle indagini, svolte in coordinamento con Europol ed Eurojust, ci sono stati 7 arresti in flagranza, tra cui 3 francesi bloccati in aeroporto a Capodichino mentre tentavano di rientrare in Francia in possesso di 200 mila euro contraffatti. 

TRA LE RIVENDITE ILLEGALI DI BANCONOTE FALSE ANCHE UNA CONGREGA RELIGIOSA. Tra le rivendite illegali di banconote false c'era addirittura una congrega religiosa del quartiere Pendino di Napoli. Già nel febbraio 2023 nel quartiere Vasto erano state arrestate 24 persone. Nel prosieguo delle indagini sono emerse le ramificazioni europee dell'organizzazione, capace di produrre fino a 2 milioni di euro contraffatti in una sola notte e di rivendere le banconote attraverso diversi canali.

La base era in un "basso" del rione Pendino, ma le rivendite erano disseminate in strada, in un negozio di alimentari, in un bar e addirittura in una congrega religiosa, un luogo di ritrovo del quartiere. «Le banconote erano classificate come Napoli Group per l'alto livello qualitativo» ha spiegato il generale Giuseppe Cavallari, comandante del nucleo Antifalsificazione Monetaria di Roma.

L'inchiesta ha colpito «il secondo livello, quello della distribuzione delle banconote» ha precisato il colonnello Lorenzo Marinaccio, comandante del sezione di Napoli. Per il generale Enrico Scandone, comandante provinciale dei carabinieri di Napoli, «è stato messo in campo tutto il knowhow degli specialisti dell'antifalsificazione e le competenze sul posto dell'Arma territoriale», con l'impiego oggi di oltre 200 uomini.

«Indagini di questo tipo raramente si fanno - ha detto il procuratore Nicola Gratteri - ed è stato raggiunto un risultato significativo e importante. Storicamente la è leader tra le mafie per le monete false e la produzione di passaporti, ma in generale per tutto ciò che riguarda la contraffazione. In questo caso, il contesto è quello del clan Mazzarella. Si tratta di banconote talmente fatte bene, che viene riconosciuto ovunque in Europa».