NAPOLI. "La perdurante vitalità della camorra è garantita non solo da un'asfissiante infiltrazione sociale, ma anche dalle connivenze con i cosiddetti colletti bianchi, ai quali è demandato anche il compito di occultare i tesori dei clan". È quanto si legge nel rapporto semestrale della Direzione investigativa antimafia nel capitolo relativo alla criminalità campana. I "tesori dei clan", si legge ancora, sono "accumulati innanzitutto attraverso i traffici di stupefacenti, esercitati oggi con modalità diverse rispetto al passato, dal momento che vengono affidati ad esperti broker, in grado di importare la droga dai Paesi stranieri, di stoccare la merce e di distribuirla ai grossisti".  Indicativa in proposito è l'operazione "Snake", conclusa nel mese di dicembre 2018 dalla DIA di Napoli e dalla Guardia di finanza che ha fatto luce su un'organizzazione, capeggiata da un imprenditore nolano e dal figlio, dedita all'importazione di ingenti quantitativi di droga per conto di organizzazioni criminali campane. Le sostanze stupefacenti, importate dalla Colombia e fatte transitare per Spagna e Olanda, erano destinate a rifornire un'area ricompresa tra i territori di Napoli (quartieri di Secondigliano e San Giovanni a Teduccio e comuni di Acerra, Sant'Antimo, Roccarainola), Caserta (Marcianise e Maddaloni) e Avellino (comune di Sperone), con proiezioni anche in alcune zone di Roma.