di Dario De Martino

NAPOLI. C’è una chiesa chiusa da sei anni e un gruppo di volontari che l’ha occupata a febbraio aprendo lo spazio ai senza fissa dimora. Poi c’è la “Comunità Redentoristica di Pagani - Confraternita S.Alfonso e S.Antonio”, proprietaria dell’edificio che vuole cedere la struttura e c’è pure un acquirente: la Fondazione Morra. Infine, a rendere la faccenda ancora più intricata, c’è un ordinanza del sindaco che obbliga i proprietari, quindi ancora oggi la Comunità redentoristica, ad effettuare lavori immediati a tutela della pubblica incolumità. A seguito di sopralluoghi, infatti, Palazzo San Giacomo ha verificato la «caduta di intonaci dalla facciata della chiesa prospiciente sul cortile interno del civico 9 di Salita S’Antonio a Tarsia», come si legge nelle due paginette del provvedimento adottato il 30 maggio da Palazzo San Giacomo. Una macedonia di ingredienti dal gusto troppo diverso per convivere. Ed allora è praticamente scontro aperto. È lo stano caso della Chiesa di Sant’Antonio a Tarsia, struttura a cui è affiancato un convento che domina l’omonima piazzetta. Ad occupare l’edificio a febbraio è stato il centro sociale di Materdei “Ex Opg - Je so pazzo”, impegnato anche sulla scena politica avendo dato vita a “Potere al popolo”. Da febbraio ad oggi sono passati per la Chiesa una quarantina di senza fissa dimora che hanno trovato ricovero. In questo momento sono circa 14 gli ospiti della rete di volontari che li assiste ed ha allestito nella sacrestia un dormitorio per loro. Ora però c’è il rischio concreto di sgombero per tutti quelli che hanno ritrovato nella comunità creata dai volontari un posto dove stare e la speranza di una nuova vita. Già perché nel frattempo gli attuali proprietari hanno presentato una denuncia contro gli occupanti, un atto quasi dovuto anche all’indomani dell’ordinanza pubblicata dal Comune. Contattato dalla trasmissione Rai “Chi l’ha visto”, Padre Serafino Fiore, superiore provinciale dei redentoristi dell’Italia meridionale ha spiegato: «C’è un acquirente interessato, noi non siamo più l’unica voce in capitolo. Questo è il problema principale». L’acquirente è la Fondazione Morra. Contro lo spettro dello sgombero, si sono mobilitati ieri i ragazzi dell’ex Opg in un presidio organizzato dalle prime ore della mattina e fino al pomeriggio. Erano almeno in 50 radunati all’esterno della Chiesa. C’erano anche alcuni degli ospiti che hanno trovato a Tarsia un tetto, un letto, assistenza e la speranza di una nuova vita. Tra questi c’è Adil: «I volontari dell’ex Opg mi hanno dato un tetto, io non avevo niente, non sapevo dove andare. Speriamo che non ci caccino da qui e che diano a questi ragazzi la possibilità di continuare ad aiutarci». Ieri c’era tanta preoccupazione, perché era atteso un sopralluogo. Pochi giorni prima, infatti, la Procura aveva avvertito i volontari del sopralluogo perché sono state disposte le indagini. Ieri, però, non s’è visto nessuno. «Continueremo a stare lì, ad accogliere tutti e a lottare fino all’ultimo per evitare lo sgombero» dice l’attivista Chiara Capretti. Intanto l’ordinanza del sindaco, a quasi un mese dalla pubblicazione, non ha trovato attuazione, anche perchè quando Giuseppe Morra si presentò con le impalcature per mettere in sicurezza la facciata, il clima si surriscaldò non poco e non se ne fece niente. La chiesa resta fatiscente. I senzatetto hanno paura di perdere il loro posto. La Fondazione Morra non può mettere in piedi il suo progetto. Insomma, nessuno è contento in una situazione ad equilibrio precario che non giova a nessuna delle parti in causa.