CASTELLAMMARE DI STABIA. Sono le lacrime di commozione dell’operaio 54enne, Carmine Schettino, che ha dovuto “festeggiare” il compleanno della moglie con il cuore appesantito dalla paura della disoccupazione, per la chiusura della fabbrica, a parlare del coraggio e della compostezza con cui le maestranze di Meridbulloni a Castellammare di Stabia stanno affrontando questi momenti drammatici. Hanno trascorso anche la notte di San Silvestro in presidio davanti ai cancelli della fabbrica, aspettando risposte positive da parte di un’azienda che tace. Prima l’invio di una lettera di “trasferimento” della produzione in Val di Susa. Poi il nulla. Ma questa mattina il Gruppo Fontana dovrà confrontarsi con i rappresentanti del Ministero dello Sviluppo economico, a Roma, che intende chiedere perché, pur in vista di una riduzione previsionale di produttività fino al 35% - come giustificato dall’azienda a sostegno delle ragioni della delocalizzazione dello stabilimento meridionale - i "tagliatori di testa" della fabbrica non siano ricorsi prima agli ammortizzatori sociali che possono essere attivati per non smembrare le famiglie degli 81 operai (più una ventina dell’indotto), per tentare di mantenere in Campania la produzione dei bulloni per automotive.

I RUMORS DALLA REGIONE. Circolano voci di una proposta che potrebbe essere confezionata dalla Regione, con l’aiuto del Governo, per convincere la famiglia Fontana a ritornare sui propri passi. «Ci sarebbe un congruo appoggio economico per il Gruppo, per trattenere la produzione in Campania, spostando l’azienda in un’area industriale dismessa a Torre Annunziata» spiega il rappresentante sindacale unitario, della Uil-Uilm, Gennaro Verdoliva. Ma sono trattative nemmeno avviate. Mentre oggi il respiro di 81 famiglie rimane sospeso, in attesa di un primo spiraglio che gli operai della Meridbulloni invocano con tutta l’anima.

LA SOLIDARIETA'. Ieri mattina hanno pregato con don Gennaro Giordano, che ha visitato i lavoratori in presidio, per portargli conforto. La sera di San Silvestro, le tute blu sono rimaste molto sorprese dall’arrivo di una decina di auto dei vigili urbani, scortati da due agenti in moto, che hanno portato loro la solidarietà della Polizia municipale, in una notte che si annunciava fredda e priva del significato della festa di Capodanno. Agli operai è stato consegnata una torta. «Sono andati via con i lampeggianti e le sirene accese, come una scorta tributata ai capi di Stato - ha raccontato Antonino Esposito, 56 anni, manutentore specializzato nei trattamenti termici - Tutta la città ci sta vicino. Arrivano a tutte le ore le pattuglie di carabinieri e della polizia per salutarci, per chiederci se abbiamo bisogno di qualcosa. E chiunque può ci porta dentro alle tende i generi di prima necessità per aiutarci a resistere».

IL RIMPIANTO PER IL FONDATORE LORIS FONTANA. Ma l’amaro di chi teme di dover presto affrontare la disoccupazione non sparisce. «Stiamo subendo un’ingiustizia - afferma Verdoliva - Perché stanno sradicando dalla propria terra e dalla stessa azienda una fabbrica che qui ha compiuto il miracolo di far diventare player mondiale il Gruppo Fontana. Siamo stati noi operai di Castellammare a inventare la vite con rondella che ha reso importante l’azienda. Da un lato dicono che prevedono un calo produttivo, dall’altro sappiamo che hanno acquistato altri 2 forni e continuano ad assumere». Ma questa tragedia non si sarebbe verificata se fosse ancora vivo il fondatore Loris Fontana, che con gli operai parlava compenetrandosi nelle loro difficoltà. Altra storia con l’attuale proprietà: Giuseppe e il figlio Alberto Fontana, che hanno avuto il coraggio di chiudere la fabbrica di Castellammare alla vigilia delle festività di Natale e ora si nascondono dietro ai loro colpevoli silenzi.