NAPOLI. Erano presenti tante mamme ma soprattutto tanti papà alla manifestazione organizzata dall’Istituto Comprensivo Aganoor Marconi di Marianella-Piscinola per dire no alla violenza contro le donne. L’iniziativa, svoltasi ieri mattina pressa la sala teatro della scuola del quartiere periferico di Napoli, ha visto la partecipazione dei bambini della scuola elementare e media, che si sono esibiti in una rappresentazione teatrale avente come oggetto il valore del rispetto e dell’amore verso la donna. Alla giornata erano presenti con la dirigente scolastica Maria Rosaria Russo, esponenti dell’Arma e delle istituzioni, uniti nel dare un messaggio forte alle donne presenti: per combattere la violenza sulle donne non bastano le campagne di sensibilizzazione, ma servono risposte adeguate a chi denuncia. Un aspetto questo sottolineato da Valeria Corso, maresciallo dei carabinieri della Caserma di Marianella: «Noi possiamo agire in base a quello che viene denunciato. È fondamentale la costanza della denuncia, la testimonianza di altre persone che possano confermare quanto riferito». «E poi - aggiunge il maresciallo – sfatiamo un falso mito: se si denuncia, non vengono tolti i figli. È esattamente il contrario. Per la donna inizia un percorso di protezione che coinvolge gli stessi figli». Per l’assessore ai Giovani del Comune di Napoli, Alessandra Clemente, «la denuncia è un momento di liberazione, anche per i bambini che assistono alle violenze. Ma la denuncia da sola non basta – continua l’assessore – alle donne va garantito il diritto al lavoro, senza il quale non è possibile affrancarsi dal controllo del compagno violento. I diritti dei bambini sono i nostri doveri. Le istituzioni devono stare affianco alle scuole coraggiose come queste, che portano avanti un progetto di educazione ai sentimenti a partire dai bambini più piccoli, anche in contesti territoriali difficili». Un momento molto sentito è stato quando Felice Morra, psicologo e dirigente socio-sanitario dell’Asl Na , ha chiesto scusa alle donne insieme a tutti gli uomini presenti: «Per quando mi dimentico di essere nato da te; per quando credo che la mia forza sia la cosa più importante; per quando ti faccio lavorare tanto e ti pago poco; per quando dimentico che tu sei il tessuto della società. Scusa perché io preferisco la guerra all’amore».