La direzione distrettuale antimafia di Napoli aveva chiesto 30 anni di reclusione a testa per ognuno  degli esecutori materiali dell’omicidio di  Raffaele Iannaccone, avvenuto a Napoli nella centralissima Via Toledo, a seguito di un violento pestaggio con mazze da baseball verificatosi la notte del 13 agosto 2005 davanti al pub Lander Suisse.

Le penetranti indagini avevano portato alla emissione della ordinanza di custodia cautelare a carico di Equabile Salvatore, Terracciano Eduardo e di Terracciano Francesco, poi processati.

La gravità degli indizi aveva retto anche all’esito del ricorso proposto dalle difese al Tribunale del riesame.

Indubbiamente coraggiosa la scelta degli imputati di non optare per il giudizio abbreviato ed affrontare il processo ordinario, il quale è stato caratterizzato dallo svolgimento di una lunga istruttoria dibattimentale, durata circa due anni, scandita anche dalla sostituzione del collegio giudicante.

Il probabile movente del delitto era, secondo gli inquirenti, da ricercarsi nel mondo degli stupefacenti, precisamente nei debiti accumulati dalla vittima.

Seppur il quadro a carico sembrava inossidabile, atteso che l’accusa poteva far leva anche sulle dichiarazioni accusatorie rese da numerosi collaboratori di giustizia, quali  Buccino Rosario, Scala Salvatore,  Martusciello Carmine, Gallozzi Vincenzo, la difesa degli imputati nel corso dell’istruttoria è innanzitutto riuscita a far emergere l’astio dei dichiaranti, all’epoca appartenenti al clan Di Biasi, nei confronti degli imputati che erano  tutti appartenenti all’avverso clan Terracciano, in guerra con l’avverso clan Di Biasi   per il predominio criminale nella zona dei quartieri spagnoli.

Inoltre, di estremo interesse si è rivelata la istruttoria nel punto in cui ha fatto emergere la possibilità  di eventuali intese ed accordi tra i pentiti che avevano reso dichiarazioni su tale fatto di sangue.

Ma la principale dichiarazione indiziante, quella che aveva portato agli arresti degli imputati,  era indubbiamente quella resa dal collaboratore di giustizia Rosario Buccino, il quale aveva affermato che, subito dopo il delitto,  suo cognato  Equabile  Salvatore  avrebbe a lui confessato di esserne  stato l’autore; la confidenza   sarebbe  avvenuta  al centro della città di  Napoli presso la abitazione di Buccino.

Il colpo di scena verificatosi durante la istruttoria è maturato allorquando i difensori  di tutti gli accusati hanno fatto sorgere dei dubbi nel collegio giudicante che in quel periodo il pentito Buccino  si trovasse nella città di Napoli, veicolando nel processo  dichiarazioni di testimoni che invece lo collocavano  in Grecia, precisamente a Mykonos, fornendo anche documentazione fotografica prodotta da Equabile Carmela,  sorella dell’imputato Equabile Salvatore.

È nata cosi la necessità di riascoltare in aula Buccino, il quale ha ammesso di essere stato in Grecia nell’agosto di quell’anno, il 2005, partendo in aereo da Roma- Fiumicino, senza però ricordare il giorno della partenza e del rientro.

In questo delicato punto  dell’istruttoria  l’avvocato Dario Vannetiello (nella foto), difensore del principale destinatario delle accuse  del pentito Buccino, si è reso protagonista di una scelta rischiosa che, però,   alla fine si è rilevata vincente : ha chiesto alla Corte di assise di effettuare la verifica presso  l’aeroporto di Fiumicino onde individuare la data di partenza e di rientro del pentito sui voli Roma-Mykonos, circostanza questa oramai da cui non si poteva più prescindere.

Ebbene, all’esito della camera di consiglio, il collegio giudicante ha condiviso la istanza  del penalista, e, quindi, la necessità  di tale verifica, prima di decidere se utilizzare le dichiarazioni accusatorie del pentito Buccino ed emettere il verdetto finale.

La direzione dell’aeroporto di Roma-Fiumicino ha relazionato alla Corte segnalando la impossibilità di evadere la richiesta alla luce del notevole lasso di tempo trascorso, con conseguente inutilizzabilità del pentito centrale.

E così, all’esito delle  arringhe  degli avvocati Giusida Sanseverino -  che insieme  all’avvocato Dario Vannetiello ha condiviso la difesa  Equabile Salvatore -   di quella effettuata dall’avvocatessa Mirella Baldascino in  difesa di Terracciano Francesco   e di quelle  degli avvocati  Giovanni Fusco e Gennaro Pecoraro che hanno difeso  Terracciano Edoardo,  sono stati assolti tutti e tre gli imputati per i quali l’accusa aveva chiesto anni 30 di reclusione, ordinandone anche la immediata liberazione, se non detenuti per altra causa,  di Equabile Salvatore e di Terracciano Francesco  (Terracciano Eduardo era già stato in precedenza rimesso in libertà).  

Una particolarità:  trattasi dell’ultimo processo per omicidio, iniziato molti anni fa, che ha visto la partecipazione dell’avvocato Dario Vannetiello alla  istruttoria dibattimentale di primo grado presso il Palazzo di Giustizia della città di Napoli, avendo tale professionista deciso di accettare quali nuovi incarichi solo procedimenti da trattarsi innanzi alla Corte di Cassazione.