«All'inizio di febbraio qualcuno che si spaccia per virologo dice che non ci sarebbe possibilità di epidemia in Italia. Invece dal 20 al 22 febbraio abbiamo una bomba atomica, soprattutto in Lombardia e in altre 14 province».

E' un passaggio dell'intervento del virologo Giulio Tarro, durante il convegno in Senato 'Covid-19 in Italia: tra informazione, scienza e diritti', evento al centro di polemiche in seno alla comunità scientifica italiana.

«Dobbiamo tenere in considerazione che ci sono molti scambi commerciali tra Wuhan e la Lombardia, che condividono lo stesso inquinamento climatico,

relativo soprattutto alle particelle che non rappresentano solo i vettori del virus ma anche l'apertura del recettore Ace, la porta d'entrata del virus», afferma ancora.

 

Tarro: «Rivedere uso mascherine»

"Studi hanno mostrato come il contagio" da coronavirus Sars-Cov-2 "non avviene all'esterno e in luoghi ventilati e, come confermato dall'università di Oxford a fine maggio, il virus non sopravvive più di 6-7 minuti ai raggi ultravioletti". Queste evidenze "diventano importanti per tutte le asserzioni sulle famose mascherine". Il loro uso "va rivisto soprattutto in vista della prossima apertura delle scuole a settembre". A suggerirlo è stato il virologo Giulio Tarro, durante il suo intervento al convegno in Senato 'Covid-19 in Italia: tra informazione, scienza e diritti', evento al centro di polemiche in seno alla comunità scientifica italiana.

L'esperto ricorda che "inizialmente" le mascherine "andavano portate esclusivamente da soggetti contagiati e operatori sanitari", ed evidenzia come si registri nel mondo "una differenza negli approcci". Per esempio, per quanto riguarda le scuole, "a maggio erano aperte in Danimarca e Austria, in Svezia non le hanno mai chiuse".

Altri aspetti su cui riflettere sono i dati che riguardano "l'immunità cellulare" rilevata contro Sars-Cov-2 in alcuni studi e finora "poco considerata" e il grande capitolo dell'approccio terapeutico a Covid-19, "che dovrebbe basarsi soprattutto su antivirali, prima di considerare" l'arma "vaccino. C'è poi anche l'approccio degli anticorpi neutralizzanti dimostrato dagli studi sul plasma, metodo usato da Giuseppe De Donno a Mantova, in collaborazione con il Policlinico San Matteo di Pavia".