NAPOLI. Giustizia lumaca, l’ordinanza di custodia cautelare viene dichiarata inefficace per decorrenza dei termini di Riesame e il babyboss della Vanella Grassi si trova adesso a un passo, o quasi, dalla scarcerazione. È un colpo di scena a dir poco eclatante quello che si è appena abbattuto sulle sorti processuali del giovanissimo Alessio Angrisano, 23 anni ancora da compiere e già indicato con uno dei principali referenti del temibile e potente clan di Scampia: sarebbe lui infatti, secondo gli inquirenti della Dda di Napoli, il capozona della cosca all’interno del Lotto G. Detenuto dall’estate del 2017 ma destinatario di un nuovo ordine di cattura, lo stesso che a inizio luglio ha portato alla decapitazione della cosca con oltre 50 arresti, l’“enfant prodige” della camorra delle Vele rischia ora di affrontare il futuro processo a piede libero: Agrisano resta infatti dietro le sbarre soltanto per un modesto residuo di pena. A innescare il “ribaltone” è stato l’ennesimo intoppo burocraticoamministrativo. La notifica dell’ordinanza che disponeva la misura è stata infatti notificata alla difesa di Angrisano, rappresentata dagli esperti penalisti Leopoldo

Perone ed Emireno Valteroni, lo scorso 31 luglio. Dopo di che, entro il termine massimo di dieci giorni, si sarebbe dovuta celebrare l’udienza innanzi ai giudici della 12esima sezione del tribunale delle Libertà. Peccato che quest’ultima fosse già stata calendarizzata addirittura al 29 luglio. Rilevata l’omessa notifica degli atti, l’autorità giudiziaria non ha dunque potuto far altro che dichiarare l’inefficacia del provvedimento di custodia cautelare. In sintesi, una volta finito di scontare l’ultimo residuo di pena, Alessio Angrisano affronterà l’eventuale rinvio a giudizio da uomo libero. La palla è intanto già passata alla Procura antimafia, che nel frattempo valuterà il da farsi. Sullo spessore criminale del 22enne ras gli inquirenti della Dda sembrano comunque avere pochi dubbi.

Angrisano viene infatti inquadrato come il responsabile del clan della Vanella Grassi per quanto concerne la gestione delle piazze di spaccio del Lotto G e del Lotto P. Finito in manette nell’estate di tre anni fa dopo un breve periodo da primula rossa, la reggenza del gruppo, con il placet del boss Salvatore Petriccione, sarebbe passata ad Angelo Angrisano. Della stessa costola criminale, sempre secondo la ricostruzione degli inquirenti, avrebbero fatto parte anche Nunzio Pecorelli, Gaetano Pocci, Carmine Casaburi, Giuseppe Scarpellini, Nico Grimaldi, Giovanni Borriello, Francesco Forte, Luigi Di Natale e Benito D’Alessio, con questi ultimi due in seguito transitati nell’alleato clan Grimaldi di San Pietro a Patierno.

Vale la pena ricordare che gran parte dell’inchiesta culminata nel maxi-blitz del mese scorso è scaturita proprio da quattordici pizzini che all’epoca dell’arresto erano stati trovati nella disponibilità di Alessio Angrisano. Foglietti che il giovane ras avrebbe scritto di proprio pugno e nei quali era riportata per filo e per segno la contabilità del clan: dagli alias dei capipiazza, alla tipologia di stupefacenti spacciata, passando per i carichi di droga acquistati e i pagamenti che il clan con base nel Lotto G e nel Lotto P avrebbe dovuto incamerare.