NAPOLI. Marco Liguori, il capo volutamente rimasto nell’ombra. Ecco il profilo che gli inquirenti tracciano del nipote acquisito dello storico boss Raffaele Amato, 35enne marito della figlia di una sorella di “Lello ’a vecchierella” . È stato lui a prendere in mano le redini del clan dopo l’arresto di Rosaria Pagano e dei fedelissimi della “zia”. Ma pur avocando a sé le decisioni più importanti, il giovane ras ci teneva a restare defilato. Come ha raccontato ai pm della Dda il pentito Tsvetan Sabev, alias “Sasà il bulgaro”, ultimo della cricca a entrare tra le file dei collaboratori di giustizia.

Era il bonificatore insieme con Raffaele Tortora “’o mellone peloso”, a caccia di microspie piazzate nei posti più impensati. Voleva uscire dal giro di malavita lasciando Napoli di nascosto, ma attese la fine dell’anno scolastico del figlio e non ci riuscì. A indagare sull’ultima formazione di vertice degli Amato-Pagano, cartello criminale nato dopo la sanguinosa scissione dal clan Di Lauro nei primi anni Duemila, sono stati i poliziotti della sezione “Antidroga” della Squadra mobile della questura (dirigente Alfredo Fabbrocini, vice questore Giuseppe Sasso), che hanno ricostruito il nuovo organigramma del clan e chiarito i traffici di droga, il business che ha fatto la fortuna degli Scissionisti. Cosicché sono spuntati nomi meno conosciuti dagli investigatori e sconosciuti all’esterno.

Basti pensare che per non dare troppo l’occhio Marco Liguori non aveva lasciato in quegli anni il lavoro presso una lavanderia. Attorno a lui c’erano storici esponenti di spicco del clan come Fortunato Murolo, che è stato individuato come probabile successore designato dallo stesso 35enne nipote di Lello Amato, ma anche Salvatore Roselli detto “Frizione” e Raffaele Tortora “’o mellone”, entrambi giàcoinvolti in diversi procedimenti giudiziari. Un gruppo a carico del quale sono emersi gravi indizi nella gestione di tutte le attività illecite del clan, con particolare riguardo al traffico e alla vendita dello stupefacente. Proprio grazie ad una organizzazione capillare il clan era riuscito a impiantare una complessa filiera di narcotraffico, soprattutto attraverso il controllo delle diverse piazze di spaccio nei territori controllo: Melito, Mugnano, Casavatore, una parte di Scampia. Ne hanno parlato diffusamente i pentiti che figurano nell’inchiesta: Biagio Esposito (lo storico “Biagino”; Giovanni Illiano; Carmine Cerrato del 1971 (“Takendò”; Antonio Caiazza; Paolo Caiazza; Mauro Marino e Tsvetan Sabev.

 Le risultanze investigative acquisite dagli esperti detective della Squadra mobile di via Medina hanno cristallizzato una struttura criminale di tipo verticistico, all’interno della quale, come confermato anche dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, Marco Liguori sarebbe stato l’unico a poter prendere decisioni definitive in merito su tutti gli affari illeciti degli Amato-Pagano e a delegare compiti di gestione e incarichi operativi agli affiliati di sua fiducia. Della misura cautelare, con l’accusa di associazione per delinquere di tipo mafioso, sono destinatari anche Salvatore Chiariello detto “Boxeur”, Raffaele De Panicis, Antonio Miliardi, Gianni e Stefano Maisto.