Vertice di Ginevra, c'è l'accordo sugli ambasciatori. "Domani o dopodomani" i diplomatici di Usa e Russia, annuncia il presidente russo Vladimir Putin al termine del summit a Villa La Grange, faranno ritorno a Mosca e Washington. Nell'incontro, ribadisce Putin nella conferenza stampa dopo il summit, si è "concordato" sulla possibilità di una normalizzazione dei rapporti, con il ritorno dei rispettivi ambasciatori. L'ambasciatore russo negli Usa, Anatoly Antonov, e l'ambasciatore statunitense in Russia, John Sullivan, erano stati richiamati in patria diversi mesi fa a causa delle tensioni diplomatiche tra i due Paesi.

Il summit è durato circa tre ore, un'ora meno del previsto. L'incontro è iniziato alle 13.44 e si è concluso alle 17.05, con una pausa tra le due sessioni. "E' stato un incontro produttivo, proficuo", al termine del quale si intravede "uno spiraglio di fiducia" ha detto più volte il presidente russo, sottolineando che "non c'è stata ostilità" con il presidente americano. "No, non mi ha invitato alla Casa Bianca, credo che perché ci siano questi incontri e visite ci debbano essere le condizioni giuste". I due sono riusciti a trovare "un linguaggio comune", ha detto Putin sottolineando la "qualità dei valori morali" del suo interlocutore. Biden "è un interlocutore costruttivo, ragionevole, con molta esperienza".

La decisione di Biden di prorogare il trattato Start, spiega, è stata "tempestiva e responsabile". Il presidente russo ha poi anticipato che saranno "avviate consultazioni" con Washington per un nuovo trattato per la limitazione delle armi nucleari.

Cyber-sicurezza

Il tema della cyber sicurezza è di "straordinaria importanza", ha detto Putin, sia per Mosca che per Washington. "Crediamo che il cyber spazio sia straordinariamente importante" per entrambi i Paesi, ha detto Putin, ricordando i recenti attacchi ad un oleodotto Usa in Texas e al sistema sanitario russo. "Non credo che l'amministrazione Usa sia particolarmente interessata a questo", ha aggiunto il presidente russo, facendo riferimento all'attacco informatico subito dal suo Paese. "Tutto quello che fanno è lanciare insinuazioni, abbiamo bisogno di consultazioni tra esperti".

Nell' incontro con Joe Biden è stato raggiunto un accordo per "avviare negoziati" sul tema della sicurezza informatica. Putin ha, poi, aggiunto che la "maggior parte" dei cyber attacchi "vengono dagli Stati Uniti". La Casa Bianca aveva anticipato, prima del vertice di Ginevra, che il presidente Biden avrebbe sollevato il tema con la sua controparte russa, soprattutto dopo i recenti attacchi informatici ad aziende e infrastrutture statunitensi.

Navalny

Il Presidente russo Vladimir Putin ha sogghignato quando un giornalista gli ha chiesto di Aleksei Navalny. "Il cittadino che ha citato - ha detto ancora una volta rifiutandosi di pronunciare il nome del dissidente- ha violato deliberatamente la legge". "Ha lasciato il Paese per farsi curare, e non appena ha lasciato l'ospedale, ha violato la legge non facendosi vedere dalle autorità come era richiesto nel quadro dei suoi procedimenti giudiziari, questa conferenza stampa non ci consente di entrare nei dettagli", ha precisato sottolineando che la Russia "segue solamente la legge russa" e non le richieste di altri Paesi.

Biden, ha aggiunto Putin, "ha sollevato la questione dei diritti umani, ne abbiamo parlato su sua iniziativa". "Nelle città americane ogni giorno vengono uccise persone", ha affermato, parlando di Biden che lo aveva definito un assassino ed escludendo che il leader di un Paese possa essere responsabile di tutte le azioni violente che vi si registrano.

Guantanamo

Vladimir Putin respinge le accuse di violazioni dei diritti umani rivolte alla Russia e replica citando il campo di prigionia di Guantanamo, che è "ancora aperto", o "le prigioni segrete della Cia in tutto il mondo dove le persone vengono torturate". "E' questo il modo in cui si proteggono i diritti umani?", ha aggiunto il presidente russo, nella conferenza stampa dopo il vertice con il presidente Usa Joe Biden. Putin ha anche criticato gli Stati Uniti per la violenza da armi da fuoco che affligge il Paese. "Tutto quello che accade nei nostri Paesi, in un modo o nell'altro è responsabilità dei leader, guardate le strade americane. Ci sono uccisioni ogni giorno", ha detto il presidente russo. "Non fai a temo ad aprire la bocca che ti sparano", ha aggiunto.

Scambio di prigionieri

Il tema dei cittadini Usa detenuti in Russia è stato sollevato da Joe Biden nel corso del vertice di Ginevra. Lo ha riferito Vladimir Putin, nella conferenza stampa dopo l'incontro con il presidente Usa, accennando alla possibilità di "compromessi" con Washington per uno scambio di prigionieri. Il presidente russo non ha però fornito ulteriori dettagli.

Biden

"Con il presidente Putin condividiamo delle responsabilità" e le nostre relazioni "devono essere stabili e prevedibili". Lo ha detto il presidente Usa Joe Biden, nella conferenza stampa, seguita a quella di Putin, aggiungendo che Washington e Mosca "devono essere in grado di cooperare". L'incontro con Vladimir Putin è stato "buono e positivo", sottolineando come ci siano stati momenti di "disaccordo", ma "non attriti". L'incontro, ha aggiunto, non si è svolto in "un'atmosfera iperbolica". Biden, nella conferenza stampa che ha fatti seguito a quella del presidente russo ha sottolineato l'importanza degli incontri "faccia a faccia" tra leader.

"Ho spiegato al presidente Putin che la mia agenda non è contro la Russia, né contro nessuno, è per il popolo americano" ha detto. "Credo che un'altra Guerra fredda non sarebbe nell'interesse di nessuno" ha aggiunto Biden. Nell'incontro con Putin non c'è stato "astio" né "tensioni", sottolineando poi l'importanza degli "incontri faccia a faccia" tra leader.

La storica stretta di mano

Prima dell'incontro Biden e Putin si sono stretti la mano dopo un significativo momento di esitazione, rotto dal braccio teso del presidente americano a cui la controparte russa ha risposto. E' seguito un breve scambio di battute alla presenza dei giornalisti, prima dell'avvio del loro incontro. "Credo sia sempre meglio incontrarsi faccia a faccia", ha detto l'inquilino della Casa Bianca. "Spero che il nostro incontro sia produttivo", la replica del leader russo.

Il luogo dell'incontro

Il summit a Ginevra si è svolto a Villa La Grange, una grande dimora del 18esimo secolo, con un ampio parco che digrada dolcemente verso il lago Lemano, nei pressi del celebre Jet d'eau. Donata al Comune dal suo ultimo proprietario William Favre nel 1917, ha accolto ospiti importanti in occasioni di eventi internazionali. Già nel 1864 Favre vi organizzò uno degli incontri della prima conferenza del Comitato internazionale della Croce rossa.

Posta in collina, con una magnifica vista sul lago, la magione ha una pianta perfettamente simmetrica ed è stata costruita tra il 1768 e il 1773 dalla famiglia ginevrina Lullin. Al suo interno, l'edificio settecentesco è composto da un pianterreno in cui a nord-est è situata la sala da pranzo per beneficiare di una temperatura più fresca. Ci sono anche diversi saloni, uffici e una biblioteca considerevole che contiene oltre 12.000 opere. Una scala indipendente conduce al primo piano, dove un corridoio serve diverse stanze con vista sul lago.

C'è ancora un seminterrato e un sottotetto. La decorazione interna corrisponde a quella lasciata da Favre. La villa con persiane verdi è circondata da varie 'dépendances', fra cui un fienile, una stalla, una tettoia e una fontana con laghetto. Tutto è stato conservato nella sua disposizione originaria.

I precedenti

Il summit tra Joe Biden e Vladimir Putin è stato organizzato a Ginevra poco meno di trentasei anni dopo lo storico vertice fra Ronald Reagan e Mikhail Gorbaciov del 19 e 20 novembre del 1985. Il vertice non produsse alcun risultato concreto, ma i due protagonisti diedero il via a un rapporto personale che negli anni sarebbe stato fruttuoso. Tanto che l'immagine che rimane di quel summit, che per molti segnò l'inizio della fine della guerra fredda, è quella di Reagan e Gorbaciov seduti, sorridenti, di fronte a un caminetto acceso. Il presidente americano, che pure due anni prima aveva definito l'Urss come impero del male, disse che Gorbaciov "aveva un viso che emanava calore e stile, non la freddezza al limite dell'odio che ho visto nella gran parte degli altri leader sovietici che ho incontrato fino ad allora".