PANAMA. Storica stretta di mano tra il presidente Usa Barack Obama e il presidente cubano Raul Castro al Summit delle Americhe in corso a Panama City. Si tratta del primo incontro ufficiale tra i capi di Stato statunitense e cubano dal momento in cui i due Paesi hanno interrotto le relazioni nel 1961. I due leader si sono incontrati e scambiati un saluto prima della cerimonia di apertura del Vertice, ha riferito il portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale, Bernadette Meehan. La loro stretta di mano è stato l'ultimo gesto, altamente simbolico, del processo di normalizzazione avviato a metà dicembre con l'annuncio del disgelo tra i due storici nemici. Obama e Raul Castro dovrebbero avere un colloquio diretto in giornata.
«Sono felice che Cuba sia rappresentata assieme a noi in questo vertice per la prima volta» ha affermato da Barack Obama, parlando al Summit delle Americhe in corso a Panama City e sottolineando che i giorni delle interferenze e delle ingerenze degli Stati Uniti negli affari della regione sudamericana appartengono al passato.
Nel suo discordo ai leader presenti al vertice, twittato dall'account della Casa Bianca, il presidente americano ha sottolineato che, «come voi lavorate per il cambiamento, gli Stati Uniti vi saranno vicini in ogni passo di questo cammino». «Sappiamo - ha detto Obama - che le nostre società hanno maggiori probabilità di successo quando tutte le persone sono libere di vivere e pregare e amare come vogliono».

Il Papa ha espresso «vicinanza e incoraggiamento affinché il dialogo sincero porti ad una mutua collaborazione». Il messaggio è stato letto da Pietro Parolin, segretario di Stato Vaticano, alla presenza di 33 leader americani ed ha affrontato diverse tematiche. "L'iniquità e l'ingiusta distribuzione delle risorse è fonte di conflitto e di violenza tra i popoli", ha sottolineato il Papa argentino, ricordando che "la grande sfida del mondo è la globalizzazione della solidarietà e fraternità invece della globalizzazione della discriminazione e l'indifferenza". "Non basta aspettare che i poveri raccolgano le briciole dai tavoli dei ricchi»