"Il 2 giugno, domani, si celebra l’anniversario della nascita della nostra Repubblica. Lo faremo in una atmosfera in cui proviamo nello stesso tempo sentimenti di incertezza e motivi di speranza. Stretti tra il dolore per la tragedia che improvvisamente ci è toccato vivere e la volontà di un nuovo inizio. Di una stagione nuova, nella quale sia possibile uscire al più presto da questa sorta di incubo globale". Lo ha affermato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione del Concerto al Quirinale dedicato alle vittime del coronavirus nel 74/mo anniversario della Festa Nazionale della Repubblica.

"Tanti fra di noi - ha aggiunto il capo dello Stato - avvertono il ricordo struggente delle persone scomparse a causa del coronavirus: familiari, amici, colleghi. Sovente senza l’ultimo saluto. A tutte le vittime, a chi è morto solo, al ricordo dei tanti affetti spezzati è dedicato questo concerto, con il maestro Daniele Gatti e l’orchestra del Teatro dell’Opera di Roma, che ringrazio per la loro partecipazione".

"Accanto al dolore per le perdite e per le sofferenze patite avvertiamo, giorno dopo giorno, una crescente volontà di ripresa e di rinascita, civile ed economica".

"Dobbiamo avere piena consapevolezza delle difficoltà che abbiamo di fronte. La risalita non sarà veloce, la ricostruzione sarà impegnativa, per qualche aspetto sofferta. Serviranno coraggio e prudenza - ha detto Mattarella - Il coraggio di guardare oltre i limiti dell’emergenza, pensando al futuro e a ciò che deve cambiare. E la prudenza per tenere sotto controllo un possibile ritorno del virus, imparando a conviverci in sicurezza per il tempo che sarà necessario alla scienza per sconfiggerlo definitivamente".

"La nascita della Repubblica, nel 1946, segnava anch’essa" come oggi "un nuovo inizio - ha evidenziato - Superando divisioni che avevano lacerato il Paese, per fare della Repubblica la casa di tutti, sulla base dei valori di libertà, pace e democrazia. Forze politiche, che erano divise, distanti e contrapposte su molti punti, trovavano il modo di collaborare nella redazione della nostra Costituzione, convergendo nella condivisione di valori e principi su cui fondare la nostra democrazia. Quello spirito costituente rappresentò il principale motore della rinascita dell’Italia. Seppe unire gli italiani, al di là delle appartenenze, nella convinzione che soltanto insieme si sarebbe potuta affrontare la condizione di estrema difficoltà nella quale il Paese era precipitato".

"Quella sostanziale unità morale - ha aggiunto il capo dello Stato - è stata il vero cemento che ha fatto nascere e ha tenuto insieme la Repubblica. E’ quel che ci fa riconoscere, ancora oggi, legati da un comune destino".