Il governo Conte bis ha ottenuto la fiducia. I voti favorevoli sono stati 169, contrari 133 e astenuti 5. Presenti 308, votanti 307. Il premier Conte ha detto a proposito dei “sottosegretari" a chi gli chiedeva se si faranno giovedì che si faranno «il prima possibile». Domani andrà a Bruxelles?, gli chiedono. «Sì» risponde Conte, lasciando a passo svelto il Senato. Si parte da lì per la manovra economica?, chiedono i cronisti. «La manovra si fa in Italia», rivendica il premier.

La giornata in Senato è stata segnata da un acceso botta e risposta tra Salvini e Conte. Alle accuse del leader della Lega il premier risponde con una replica nella quale riprende i temi contenuti nelle dichiarazioni programmatiche e chiarisce anche la posizione del governo sulle questioni etiche che, ribadisce, riguardano il Parlamento. Ma nella quale c'è spazio anche per una presa di posizione politica che naturalmente non può che riguardare, anche se non viene mai nominato esplicitamente, quello che da inizio agosto è stato il suo principale avversario, vale a dire Matteo Salvini, colpevole di assegnare «ad altri le proprie colpe per conservare la propria leadership, per scacciare via gli errori politici». Così le parole del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, nell'Aula di palazzo Madama sembrano il sequel di quanto andato in scena il 20 agosto scorso quando si aprì la crisi di governo. «Molti degli interventi degli esponenti delle forze di opposizione - afferma il premier- indulgono prevalentemente sul passato: vi è poi chi è rimasto fermo all'8 agosto, al momento in cui, con una certa arroganza e con scarse cognizioni di diritto costituzionale, ha ritenuto di attivare unilateralmente una crisi di governo, e questo è pienamente legittimo. Ma poi, in più, ha ritenuto, ancora, di poter unilateralmente decidere di portare il Paese alle elezioni». «Ancor più unilateralmente poi ha deciso di portare il Paese alle elezioni e alla campagna elettorale da ministro dell'Interno. E, ancora, ha deciso, sempre unilateralmente e arbitrariamente, di concentrare definitivamente nelle proprie mani pieni poteri».