Oltre che al Copasir, "ho il dovere anche di fronte ai cittadini e all'opinione pubblica di riferire alcuni elementi di questa vicenda anche perché ha suscitato un tale clamore mediatico che ne sono nate una serie di ricostruzioni fantasiose che rischiano di gettare ombra anche sul nostro operato istituzionale e non possiamo permettercelo". Così il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, a palazzo Chigi, dopo l'audizione al Copasir sulla vicenda Russiagate.

Durante l'audizione "non mi sono sottratto ad alcuna domanda riferendo anche sulla vicenda Barr" sottolinea il premier. "Barr ha fatto pervenire attraverso canali ordinari diplomatici la richiesta di avere uno scambio preliminare di informazione con la nostra intelligence - spiega Conte - al fine di verificare l'operato di agenti americani, cioè il quesito era di verificare l'operato dell'intelligence americana". "Quindi - aggiunge - la premessa di questa richiesta è avvenuta da parte dell'interlocutore americano con il presupposto di non voler mettere in alcun modo in discussione l'operato dell'Italia". Gli incontri tra l'intelligence italiana e "Barr non si sono svolti nella sede dell'Ambasciata americana né in bar né in alberghi o cunicoli della Roma antica ma a piazza Dante, la sede del Dis".

Incontri rispetto ai quali il premier sottolinea la "piena correttezza" e "senza ledere nostri interessi nazionali" e che "anzi ci hanno consentito di chiarire con un alleato storico, a dispetto delle ricostruzioni giornalistiche, che non siamo alcun modo coinvolti in questa vicenda e quindi tutte le speculazioni non hanno colto nel segno". "Nel corso di questo secondo incontro", quello del 27 settembre, "è stato chiarito che, alla luce delle verifiche fatte, la nostra intelligence è estranea a questa vicenda. Abbiamo rassicurato interlocutori americani sulla nostra estraneità e questo ci è stato riconosciuto". I due incontri, quelli del 15 agosto e quello del 27 settembre, "hanno avuto come esito quello di vedere acclarata l'estraneità della nostra intelligence".

"Per completare i chiarimenti - dice ancora Conte - tra le varie illazioni e opinioni anche legittime, qualcuno ha ipotizzato che io avrei voluto informare singoli ministri o leader di partito di questa interlocuzione" tra l'intelligence italiana e William Barr. "Io avverto la grande responsabilità" del mio ruolo anche sul comparto dei servizi di intelligence e "cerco di operare e assolvere questo compito sempre nel rispetto delle legge". E la legge dice che "se io avessi informato persone non legittimate ad esserlo, avrei violato la legge".