NAPOLI. Torna in scena dopo il successo di pubblico e di critica registrato nella stagione passata “Masaniello” al teatro Sannazaro da venerdì 24 gennaio (in scena fino al 2 febbraio) ; uno sforzo produttivo di notevole entità che conferma la volontà di Lara Sansone di proseguire il percorso artistico degli ultimi anni nel solco della tradizione, con attenzione anche all’innovazione e al contemporaneo. 

«Ho lavorato sull’animo dei personaggi - spiega Lara Sansone - focalizzando l’attenzione su personaggi apparentemente minori, per restituire un bozzetto d’epoca. Terza opera corale prodotta dal Sannazaro, dopo Festa di Montevergine e Piedigrotta di Raffaele Viviani, Masaniello è un’opera strutturata in maniera complessa, che ha segnato la storia del teatro moderno, portando l’azione teatrale tra il pubblico, abolendo in maniera totale la divisione platea/palcoscenico. Lo storico spettacolo del 1974 vide una piazza come palcoscenico, allestirlo in teatro ha significato riconsiderarne gli spazi scenici per mantenerne intatto lo spirito e la magia. In scena una compagnia numerosissima, supportata dalle meravigliose musiche di Antonio Sinagra che restituiscono la forza dirompente di un popolo».

Ancora una volta la Sansone conferma di fare tesoro del passato per dare una sua visione, personalissima e nuova, degli spettacoli; non era facile confrontarsi con questo lavoro che ha come precedente illustre la messinscena del 1974 firmata da Porta e Pugliese che fu rivoluzionaria perché abolì ogni separazione fra protagonisti recitanti e interlocutori spettatori. Il confronto stesso con la figura di Masaniello è complesso, perché è una figura chiave della storia di Napoli come suggerisce lo storico Guido D’Agostino: «Masaniello e la rivolta popolare che da lui prende nome, sono entrati e restano presenti nella storia della città e del suo popolo come probabilmente non è accaduto per nessun altro episodio e nessuna altra figura, insediandosi stabilmente nella tradizione e nell’immaginario collettivo della “nazione" napoletana».

I fatti raccontati sono quelli del 7 luglio 1647, quando il popolo napoletano, già esasperato per l’eccessivo carico di tasse applicate dal viceré, insorse in Piazza del Mercato contro l’aumento del prezzo della frutta. Gruppi di “lazzaroni”, guidati da Masaniello invasero la reggia, devastarono gli uffici daziari bruciandone i registri e aprirono le carceri. L’ira popolare si abbatté contro nobili e borghesi e furono commessi ogni sorta di delitti; per i rivoltosi, riuniti in un Comitato Rivoluzionario che si insediò nella Chiesa del Carmine, il re impersonava ancora la giustizia e i ricchi l'arbitrio. Masaniello, consigliato dall’abate Giulio Genoino, spinse così il viceré a concedere a Napoli una costituzione popolare ispirata ai capitoli di Carlo V.

In scena una nutrita compagnia di artisti con Carmine Recano che interpreta Masaniello, Lara Sansone la moglie Berardina, Leopoldo Mastelloni nei panni del Vicerè duca D’Arcos, Corrado Ardone, Gino Curcione, Ciro Capano, Mario Aterrano, Mario Andrisani, Pietro Juliano, Pino Lamberti, Vincenzo De Lucia, Vincenzo Cossia, Rosario Giglio, Tina Scatola, Antonio Buonanno, Franco Castiglia, Massimo Peluso. Le musiche sono del Maestro Antonio Sinagra.