Arriva stasera alle 21 al cinema Vittoria il film “Un mondo in più”, opera prima di Luigi Pane (nella foto) con Francesco Di Leva, Francesco Ferrante, Denise Capezza, Gigio Morra e la partecipazione straordinaria di Renato Carpentieri, già selezionata ad Alice nella città. Al centro della storia c’è Diego (Francesco Ferrante), un ragazzo napoletano che ha appena compiuto diciotto anni. Vive in un quartiere periferico di Roma dove si è trasferito con suo padre Franco (Francesco Di Leva) dopo la perdita della madre. Le sue giornate trascorrono introverse e solitarie finché il padre non è costretto ad ospitare in casa con loro una misteriosa ragazza, Tea (Denise Capezza).

Come nasce la storia?

Volevo raccontare una storia di formazione ambientata ai nostri giorni, sottolineando quanto sia importante la forza della cultura e della conoscenza soprattutto in tempi difficili come questi che stiamo vivendo, fatti di difficoltà sanitarie, ambientali, sociali, di ideali, in cui spesso la voglia di confrontarsi per immaginarci di costruire un mondo sempre migliore si perde nel comodo oblio dei social network, nel rassicurante potere del consumismo, nelle fuorvianti certezze delle fake news. Da questi pensieri primordiali si è plasmata la storia di Diego, un ragazzo diciottenne che vive un presente difficile, ritrovandosi a vivere in una nuova città e un nuovo quartiere che non sente suoi, ma che riesce a trasformare grazie alla forza di un’eredità culturale che prontamente coglie, come un prescelto, tra quelle nuove strade che si trova a percorrere nelle sue giornate tutte uguali, grazie anche all’aiuto di una ragazza ribelle e rivoluzionaria, di qualche anno più grande di lui, che per motivi di forza maggiore si trova improvvisamente a invadergli casa.

COME È STATO GIRARE IN PANDEMIA?

Abbiamo girato nell’estate del 2020, siamo stati tra i primi set a ripartire dopo il lockdown. Abbiamo affrontato la ripartenza con entusiasmo e gioia, tutti noi della troupe abbiamo sentito questo film come una rinascita. Anche se sul set un po’ di fatica in più c’è stata. I vaccini non erano presenti e i protocolli cinematografici erano ancora rigidissimi. Talvolta ho trovato un po’ frustrante dover comunicare con gli attori o i miei più stretti collaboratori riguardo una scena, un’emozione, un movimento di macchina con una mascherina in faccia. Ma ce l’abbiamo fatta. 

QUALI LE DIFFICOLTA’ DI UN’OPERA PRIMA?

Quella di trovare un proprio posto nel mondo dell’esistenza cinematografica. Realizzare un’opera prima è difficile non solo nella sua fase iniziale e di realizzazione, ovvero trovare un produttore, mettere su i finanziamenti necessari per partire con le riprese,  trovare il cast giusto ecc. , ma anche e soprattutto fare in modo che il film venga visto una volta finito. Viviamo oggi un momento di grande cambiamento di fruizione cinematografica, lo streaming la fa da padrone, la sala soffre. E se non si hanno le spalle forti sorrette, come nel mio caso, da una grande distribuzione la fatica per dare ad un film cinematografico una vita degna raddoppia. A noi ha aiutato molto l’aver preso, dopo i contributi selettivi, anche la qualifica di film d’essai da parte del Ministero della Cultura, che ci ha permesso di avere una diffusione nelle sale appunto d’essai in giro per l’Italia. Che sono le sale con probabilmente il pubblico più attento per il cinema d’autore. Siamo stati al Cinemino di Milano, al Farnese e al Delle Provincie di Roma, allo Spazio Alfieri di Firenze, e il film ha ottenuto sempre un grande apprezzamento. Spero che questo possa accadere anche al Vittoria a Napoli, dove ci accingiamo ad approdare. Il film ha con questa città un rapporto speciale, essendo quasi tutto il cast composto da attori partenopei.

UN CAST DI PRIM’ORDINE: COME HAI SCELTO GLI ATTORI?

Il mio intento sin dalla fase di scrittura del film era quello di costruire un cast di attori professionisti e di valore intorno alla figura di Diego, il protagonista, da cercare invece tra i volti non ancora noti. Mentre la sceneggiatura prendeva forma io già sognavo che i miei personaggi avessero i volti di Denise Capezza, di Francesco Di Leva, di Renato Carpentieri, di Gigio Morra. Ancora oggi quasi non mi sembra vero di vederli nel mio film ed è per me motivo di grande vanto e soddisfazione. Francesco Ferrante invece, Diego appunto, è stata una scoperta ed una scommessa vinta. Abbiamo cercato molto tra le agenzie di talent, le accademie di recitazione e tra le scuole di teatro. Inizialmente immaginavo questo personaggio con delle caratteristiche fisiche un po’ diverse da quelle di Francesco, ma quanto ho visto il suo provino, in presenza a Roma, qualcosa dentro di me si è sedimentato e dopo un po’ di tempo l’ho richiamato per un call back. Ho avuto la conferma che Diego fosse lui.

COSA PORTERAI COME INSEGNAMENTO PER LA TUA PROSSIMA OPERA E A COSA STAI LAVORANDO?

La consapevolezza che fare un film è un lavoro maledettamente faticoso e difficile, ma che regala emozioni e soddisfazioni incredibili. La certezza che un buon film non si realizza mai da soli, ma attraverso un lavoro di squadra in cui tutti sono fondamentali. Ci vuole tanto cuore, passione e coraggio per attraversare il grande oceano che sta dal concepire un’idea a vederla proiettata sul grande schermo. Scegliersi i giusti compagni di viaggio per affrontare questa traversata è fondamentale. Ed è quello che cerco di fare sempre, anche adesso che sono in fase di elaborazione di alcune idee che spero possano diventare presto un secondo film.