NAPOLI. Il Coronavirus ha fermato lo sport internazionale a una manciata di mesi dall’inizio dei Giochi olimpici di Tokyo2020. Dopo il rinvio, tra gli altri, della Formula1, del Giro d’Italia e la sospensione dell’NBA, anche la rassegna giapponese fa i conti con la pandemia in uno scenario in cui regna profonda incertezza. Tra gli atleti già qualificati per Tokyo c’è Luca Curatoli, sciabolatore napoletano delle Fiamme Oro e allievo di Leonardo Caserta alla Champ di Pollena Trocchia. Vincitore di tante medaglie individuali e a squadre in Coppa del Mondo, bronzo mondiale in singolare a Budapest nel 2019, Curatoli ha atteso a lungo la sua prima Olimpiade alla quale arriva da punto fermo del team di sciabola allenato dal Ct Sirovich. Tra la paura per la cancellazione di un evento a lungo sognato e una routine di allenamento inevitabilmente cambiata dopo le recenti restrizioni, l’enfant prodige napoletano ci ha svelato alcuni aspetti della sua vita al tempo del Covid 19.  

Partiamo dalla domanda più semplice: Luca Curatoli come vive questa situazione?

«Appena abbiamo appreso che l’emergenza avrebbe avuto delle conseguenze anche sui Giochi Olimpici, tutti noi della nazionale abbiamo avuto paura. Inizialmente, dalle circolari del Coni si evinceva che gli olimpionici si sarebbero potuti allenare all’aperto, seppur evitando assembramenti. Nei giorni seguenti siamo stati giustamente privati di questa concessione. Quindi siamo costretti a un allenamento casalingo, che sicuramente non può sostituire la preparazione atletica o gli assalti che si fanno in sala al fianco dei propri tecnici. A guardare il bicchiere mezzo pieno, possiamo dire che siamo stati fortunati a mettere in cassaforte il pass olimpico con due tappe di qualificazione di anticipo, anche perchè questi appuntamenti ora sono a rischio».

Se il Covid 19 costringesse il Cio ad un rinvio o ad un annullamento?

«Spero che tutto si possa sistemare in tempo, ma tra le due possibilità, ovviamente, preferirei il rinvio. Se fossero costretti a sopprimere l’evento, potrei dire che sono le Olimpiadi a non volermi, - scherza lo sciabolatore azzurro -. Non riuscii a conquistare il pass per la scorsa edizione di Rio solo per una manciata di punti, in quell’occasione fu più bravo di me Diego Occhiuzzi (un altro sciabolatore di scuola napoletana ndr) e visto che all’epoca non era prevista la rassegna a squadre io fui tagliato fuori».

Come scorre la vita a casa?

«Frequento la facoltà di giurisprudenza presso l’università Luiss. Sono impegnato nello studio e sto riuscendo a seguire i corsi, cosa non scontata per la mia routine. Cercherò di dare qualche esame. Per il resto sono abbastanza pigro quindi se c’è da fare qualcosa sono in prima linea, altrimenti non mi creo problemi. Dopo l’allenamento l’altra difficoltà è che non posso vedermi con la mia fidanzata ma penso che questi piccoli disagi vadano presi con filosofia: alla fine dei conti siamo i più fortunati, noi dobbiamo solo restare a casa, al contrario di tutti coloro che sono costretti a lavorare, come infermieri e medici».

Cosa ci insegna questa emergenza?

«A mio avviso tutti noi italiani torneremo più forti di prima, apprezzeremo ogni singola attività della nostra quotidianità, anche le cose che facciamo con meno piacere. Io mi rispecchio completamente nello spirito napoletano, non solo nel modo di essere, ma anche nello sport. L’unione e la solidarietà ci aiuteranno a rialzarci tutti insieme e lo faremo pieni di certezze».