CASTELLAMMARE DI STABIA. «Al contagio del coronavirus non c’è rimedio se non quello adottato nel 1300 dai veneziani, che per evitare il propagarsi di malattie importate dall’Oriente mettevano in isolamento i viandanti in un’isola dedicata a Maria di Nazareth che, poi, è diventata nazaretto… lazzaretto». Franco Faella (nella foto), infettivologo, già direttore Uoc Malattie Infettive dell’ospedale Cotugno di Napoli, ha affrontato il tema del Covid19 al Circolo Nautico di Castellammare di Stabia, in una sala affollata da oltre 200 persone, in piedi e pigiate agli ingressi, tutti evidentemente allarmati dalle ultime notizie sui primi ammalati della letale influenza cinese. «Com’è iniziata? Si presume che questo virus sia un incrocio tra un agente patogeno di un serpente e quello di un pipistrello, avvenuto nell’area di grande attività promiscua del mercato degli animali in Cina, a Wuhan, e che possa essere diventato vettore un piccolo roditore molto pregiato sulle tavole dei cinesi, il pangolino. Il salto da animale a uomo ha consentito che il coronavirus riuscisse ad attaccare le mucose e i polmoni degli uomini e qui proliferare» è stato il racconto molto semplificato che il dottor Faella ha fatto ai presenti, ai quali poi ha spiegato quali sono le norme igieniche da adottare per ridurre - non scongiurare del tutto - i rischi di contagio: «Stare negli aeroporti con cautela. Viaggiare, in genere, con minore frequenza». Ma proprio Faella ha poi convenuto che in una società in cui le libertà personali sono sacrosante, limitare i propri diritti alla mobilità e al riunirsi in locali, bar, luoghi di aggregazione per motivi di lavoro o ludici, suona come una terribile condanna. «Tuttavia in Cina hanno fatto così – ha spiegato –: hanno isolato Hubei, una regione con 60 milioni di abitanti, cioè quanto l’Italia intera. Gli abitanti possono uscire dalle abitazioni solo due volte a settimana per fare la spesa». Per il resto, essendo il coronavirus in grado di resistere anche nove giorni sulle superfici con cui viene in contatto, è utile disinfettare tutto ciò che si tocca o che può essere stato raggiunto da goccioline di saliva e muchi, mediante la tosse, gli starnuti. Tenendo presente che il Covid19 si propaga anche attraverso le feci, bisogna lavare frequentemente le mani e fare massima attenzione disinfettando le superfici a rischio con prodotti come amuchina (anche candeggina), alcol e acqua ossigenata «che – ha spiegato Faella – sono gli unici prodotti utili, e bandire tutti gli altri più costosi venduti in giro». Il dirigente medico gastroenterologo Amleto Vingiani ha auspicato che l’incontro possa offrire a tutti la possibilità di diffondere informazioni corrette nelle dei presenti in platea. Le statistiche di contagio e di mortalità sono note e Faella le ha confermate: il coronavirus è più aggressivo in uomini al di sopra dei 50 anni; la mortalità è maggiore tra gli ultrasessantenni; i bambini e le donne incinte si ammalano meno: quelle contagiate sono finora pochissime.