Spostamenti tra regioni, il 15 maggio potrebbe essere la data ufficiale

L'Italia si interroga su modi, tempi e regole delle riaperture, tra l'ipotesi di ripristinare appena possibile la zona gialla e di allentare le misure che caratterizzano le regioni divise tra zona rossa e arancione.

Palestre, piscine, ristoranti e bar sono in attesa di capire quale sarà il piano del governo per consentire al Paese, alle prese con l'emergenza Covid e le varianti che accelerano la corsa del virus, di ripartire seppur gradualmente.

Riflettori puntati sulla cabina di regia che dovrebbe tenersi domani, con possibile conferenza stampa del premier Mario Draghi a seguire. Ora come ora si attendono i nuovi dati dell'Iss per assumere decisioni.

Nel corso della riunione, numeri alla mano, non è escluso si stabilisca di allentare sin da subito le misure che prevedono l'Italia divisa in zona rossa e arancione fino a fine mese, ripristinando la zona gialla prima della scadenza del 30 aprile (come previsto dall'ultimo decreto covid). "Se i dati lo consentono, nulla vieta di farlo.

Ma bisogna procedere con i piedi di piombo per non annullare gli sforzi fatti sinora" dice all'Adnkronos un ministro tra i più rigoristi, assicurando tuttavia che nel Cdm di mercoledì non è stato affrontato il tema.

Di certo la questione verrà sollevata dalla Lega nella riunione di domani, con Fi che potrebbe accompagnare nella richiesta gli alleati di coalizione.

Sullo sfondo il pressing delle regioni, che oggi presenteranno al governo le linee guida per le riaperture in sicurezza. "In questo momento non stiamo affrontando solo un tema economico e lavorativo", perché "i cittadini non vivono più come un anno fa le misure messe in campo. Dopo un anno di sacrifici, e a volte di drammi, c'è molta ritrosia a rispettare i divieti", ha detto il presidente della conferenza delle regioni, Massimiliano Fedriga. "E allora, io dico: non è meglio cercare di trovare delle regole, anche rigide ma per farle rispettare, piuttosto che mettere dei divieti?".

Riapertura a maggio di ristoranti a pranzo e a cena sfruttando gli spazi all'aperto dunque.

Ma ripartenza anche per palestre, cinema, teatri e musei secondo una bozza delle Regioni. Ripresa a maggio del le attività culturali di cinema e teatri.

Quanto alla riapertura delle palestre, allo stato attuale l’ipotesi sarebbe quella di un via libera solo a lezioni individuali.

 

Spostamenti tra regioni

Ci sarà ancora da attendere per gli spostamenti tra regioni, ormai chiuse dallo scorso gennaio, ma si intravede la luce in fondo al tunnel.

"Lecito aspettarsi delle riaperture a maggio" ha dichiarato il ministro Speranza, prossimo al confronto tra Governo e regioni.

Gli spostamenti interregionali sono vietati in zona rossa ed arancione; allo stato attuale è possibile muoversi solo per lavoro, salute o gravi necessità, oltre che per il ritorno alla residenza o al domicilio.

I ministri Garavaglia e Gelmini auspicano che dal 20 aprile possa quanto meno iniziare gradualmente la riapertura delle attività. 

 

Gli spostamenti tra regioni fino a quando saranno vietati?

In realtà procedere con le riaperture prima del 30 aprile, per ora, resta un'ipotesi improbabile, ai limiti dell'impossibile vista l'attuale situazione.

Ci sono alcuni sindaci in prima fila nel chiedere che il divieto di spostamenti tra regioni sia comunque tra le prime restrizioni a saltare. A chiederlo con maggiore forza sono coloro che guidano paesi al confine o quasi tra due regioni. Ad esempio il sindaco di Castelvetro Piacentino Luca Quintavalla, che parla a nome di oltre 70 colleghi "di comuni confinanti tra Lombardia Emilia-Romagna Veneto e Liguria". Si rivolge a Roma, "auspicando che si possa prima possibile tornare ad una parziale normalità e alle cosiddette zone gialle grazie al miglioramento della situazione epidemiologica e all’entrata a regime  della campagna vaccinale, siamo a richiedere che nei prossimi provvedimenti venga eliminato il divieto di spostamento tra regioni in zona gialla. O quanto meno che tale divieto non venga mantenuto tra comuni o province confinanti. Diversamente, si determinerebbero conseguenze irreversibili per le nostre attività commerciali e si accentuerebbero pericolose tensioni sociali".

E' evidente che il divieto di spostamenti tra regioni è una fortissima limitazione per le comunità che si trovano vicini ai confini regionali, sia in ambito economico sia in termini di relazioni tra persone divise da pochi chilometri.

Ma non solo: basti pensare agli ormai celebri "congiunti fuori regione", ad esempio, fidanzati che non si vedono da mesi e mesi, ma anche al turismo interno, che si basa in alta percentuale su spostamenti tra regioni diverse, fondamentale per la tenuta economica di molti territori. "Credo che già questa settimana definiremo il cronoprogramma per le riaperture - assicura Gelmini oggi - Perché dobbiamo procedere.

Con cautela, per evitare di commettere errori e dover richiudere, ma man mano che il tasso di contagi diminuisce e le vaccinazione coprono i più fragili dobbiamo riaprire. A breve il Cts inserirà proprio il dato sulle vaccinazioni tra i criteri di valutazione per il passaggio delle regioni da un colore all'altro".

 

Il divieto di spostamenti tra regioni potrebbe essere annullato a maggio

Il team di "Pillole di Ottimismo", pagina Facebook molto partecipata e portata avanti da medici e scienziati, nelle scorse ore si è fatto portavoce del lavoro svolto negli ultimi mesi dal dottor Paolo Spada, per chiedere una gestione più efficiente e mirata della pandemia che preveda chiusure, quando necessarie, a livello provinciale piuttosto che regionale.

Nei mesi scorsi più volte il divieto di spostamento tra regioni, considerato molto impattante sulla vita di tanti italiani ma non così rilevante nel contenimento del contagio, è finito al centro del dibattito sulla pagina. L'attuale modello di contenimento, si legge nell'appello, "ha certamente il merito di circoscrivere, rispetto all’intero territorio nazionale, le aree maggiormente critiche e di applicare misure più o meno restrittive in relazione al grado di rischio osservato nel periodo di riferimento".

Ma l’efficacia di questo modello, "generalmente riconosciuta per quanto riguarda le zone rosse, appare meno solida per quelle arancioni ed è alquanto incerta per quelle gialle, che pure includono considerevoli limitazioni delle attività economiche (ad esempio, l'obbligo di bar e ristoranti di cessare il servizio alle 18), e restrizioni delle libertà individuali (basti pensare al coprifuoco, tuttora presente dalle ore 22 alle ore 5 e al divieto di spostamento da una regione all'altra)".

Proprio il divieto di spostamento tra regioni, quando sarà oltrepassato, sarà un primo importante segno di ritorno alla normalità.

Maggio dovrebbe essere il mese giusto, a inizio o metà mese, ma il condizionale è ancora d'obbligo. La soglia del 2 giugno, per immaginare un’Italia libera dalle principali restrizioni, considerando l'attuale curva epidemica, è la più realistica. Ma in tanti chiedono un segnale forte ben prima, al massima tra un mese, 30 giorni da oggi. Il timore di una 'falsa riapertura', di una riapertura anticipata con il rischio di dover richiude un'altra volta è stato di recente espresso anche dal sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, autodefinitosi "aperturista con giudizio", che ha detto che sarebbe un errore anticipare le riaperture "prima del 30 aprile".

 

«Aprire agli spostamenti tra regioni e stati senza obblighi di quarantene dal 15 maggio»

"Aiutateci. Ma che non sia il 2 giugno: sarebbe troppo tardi", è l’appello del vicepresidente di Confturismo nazionale, Marco Michielli, alla guida di Confturismo Veneto. Il vicepresidente pochi giorni fa ha dichiarato come iniziare l’apertura della stagione estiva troppo in là potrebbe essere devastante per molte aziende. Il ministro del Turismo Massimo Garavaglia aveva indicato il 15 maggio, come data ipotetica dell’inizio della stagione-  dice Michielli - Era una data giusta, la stessa della Grecia, in coincidenza con la Pentecoste, che rappresenta il primo grande afflusso di turisti del Nord Europa nel nostro Paese. Spostare tutto al 2 giugno vorrebbe dire andare oltre la Pentecoste, che è da sempre il viatico di una buona stagione ovunque".

"La gente ha bisogno di certezze - spiega Michielli - Fra zone rosse e arancioni nessun turista si fida a prenotare, finché non avrà l’assoluta certezza che tutte le strutture ricettive saranno aperte e funzionanti.

Questo stand-by può avere due conseguenze: i turisti stranieri prenoteranno in Italia all'ultimo minuto; mentre la clientela del Nord Europa, sceglierà mete come Spagna, Francia e Grecia".

"Chiediamo al Ministro di poter uscire ufficialmente con la data del 15 maggio: a quel punto la clientela tedesca potrà prenotare e arrivare nelle nostre località, considerato che le ferie non si possono fissare all'ultimo momento", prosegue Michielli. "Aprire agli spostamenti tra regioni e stati senza obblighi di quarantene dal 15 maggio o dal 2 giugno cambia la prospettiva - rimarca il presidente di Confturismo Veneto - E poi, quali arrivi potremmo mai avere in tutta Italia e nelle destinazioni del Nordest se con questi Stati non si saranno presi accordi per eliminare l'obbligo di quarantena al rientro in patria?".

Il 15 maggio come data di apertura agli spostamenti tra regioni e stati del Paese ritorna anche in alcune dichiarazioni odierne di Carlo Calenda, leader di Azione e candidato sindaco a Roma: "Il nostro piano prevede 350 mila vaccini al giorno, meno di quelli annunciati agli over 70 e i fragili, con almeno una dose, e il ritorno alla normalità il 15 maggio. Ma le regioni devono capire che i vaccini si fanno a chi dice lo Stato. I governatori come De Luca ed Emiliano non possono continuare a fare i satrapi nel loro territorio".

Tutte le misure attuali continueranno fino al 30 aprile: il governo dovrà allora prendere una decisione e predisporre un programma maggiormente dettagliato per la ripartenza, nella speranza di uscire da questo lungo stato di emergenza. Sembra, quindi, che sia proprio il 15 maggio la data che eliminerà l’obbligo di spostamenti tra regioni. La possibile mobilità individuale sull’intero territorio nazionale sarà, infatti, il primo vero segnale di ritorno alla normalità.