«La scienza del personale medico e paramedico del San Raffaele di Milano ha reso possibile un miracolo: dopo settimane da incubo mi hanno appena comunicato che mi dimettono e sabato torno a casa da mia moglie e dai miei amici». Ad annunciarlo è Emilio Fede che, dall'ospedale San Raffaele di Milano, commenta così la notizia appena ricevuta che, dopo due mesi di ricovero, il suo incubo ospedaliero sta per finire. Il giornalista era stato ricoverato tempo fa nel nosocomio milanese per una caduta, occorsagli in conseguenza di una fragilità alle articolazioni rimasta proprio in seguito al covid.

«Sono state settimane terribili di terapia intensiva -dice il giornalista, che il 24 giugno prossimo compirà 90 anni- durante i quali ho visto persone non fermarsi un attimo, accudirmi con dedizione e professionalità, e fare così con tutti i pazienti. Sabato torno a casa da mia moglie, non mi sembra vero. La sensazione, essendo io astemio, è quella dell'euforia di chi ha bevuto», aggiunge. 

Fede ricorda poi la sua odissea avuta con il virus: «Non è facile affrontare questa malattia -ammette- Io avuto una grande forza d'animo, ma anche un personale medico e paramedico di fronte al quale bisogna togliersi il cappello».

E commentando la notizia delle prossime riaperture graduali del paese, l'ex direttore del Tg4 si anima: «C'è la riapertura, sì, ho letto tutto -scandisce- ma la prudenza non è mai troppa. Prudenza, prudenza, prudenza, invito tutti ad averla, io stesso farò di tutto per evitare qualunque rischio. Perché riaprire ad un certo punto si dovrà fare, è giusto, ma attenzione, perché il tranello c'è sempre. Io ho avuto la fortuna di essere in mani straordinarie, ma il mio consiglio è di non fare nulla che possa mettere a rischio la salute. Soprattutto in questo momento».

E se gli si chiede se sia fiducioso sul debellamento della pandemia, Fede risponde così: «No, non credo finirà. La gente vuole essere libera, e ne ha anche il diritto, ma non credo che riusciranno a resistere alle tentazione di uscire. Mi auguro facciano attenzione», conclude.