L'Ema valuta casi di sindrome di Guillain-Barré (Gbs) segnalati dopo la somministrazione del vaccino AstraZeneca. Il farmaco, in Italia raccomandato per gli over 60 e già sotto i riflettori per i casi di trombosi segnalati dopo la prima dose, è ancora monitorato dal Comitato di farmacovigilanza Prac dell'Agenzia europea del farmaco. Lo riferisce l'Ema, nel report in cui fa il punto sull'ultima riunione del Prac. La Gbs, ricorda l'ente regolatorio Ue, è un disturbo del sistema immunitario che causa infiammazione dei nervi e può provocare dolore, intorpidimento, debolezza muscolare e difficoltà nel camminare.

Gli esperti del comitato, spiega l'Ema, stanno analizzando "i dati forniti dal titolare dell'autorizzazione all'immissione in commercio", Aic, del vaccino anglo-svedese "sui casi di sindrome di Guillain-Barré segnalati a seguito della vaccinazione. La Gbs è stata identificata durante il processo di Aic come un possibile evento avverso che richiede specifiche attività di monitoraggio", precisa l'agenzia. "Il Prac - sottolinea - ha chiesto al titolare dell'autorizzazione all'immissione in commercio di fornire ulteriori dati dettagliati, inclusa un'analisi di tutti i casi segnalati, nell'ambito del prossimo rapporto di sicurezza". Il comitato continuerà la sua revisione e fornirà ulteriori comunicazioni quando saranno disponibili nuove informazioni

Cos’è la sindrome 

La malattia, anche nota come polineurite idiopatica acuta e paralisi ascendente di Landry o semplicemente Gbs, si manifesta come un disturbo del sistema immunitario che causa infiammazione dei nervi periferici, cioè quelli esterni al cervello e al midollo spinale, ed è caratterizzata da dolore, intorpidimento delle braccia e delle gambe, spesso accompagnata da paralisi e debolezza dei muscoli respiratori e del viso.

Con l’insorgenza della sindrome, che può colpire soggetti di qualsiasi età e sesso, molti pazienti devono essere ricoverati in terapia intensiva, specialmente se necessitano di supporto respiratorio o se hanno difficoltà di deglutizione.

Nella maggior parte dei casi i pazienti si ristabiliscono, anche dopo mesi, ma alcuni pazienti potrebbero presentare disabilità a lungo termine di vari gradi. Il tasso di mortalità è inferiore al 5 percento.