NAPOLI. Naufraghi nel Golfo, sono riusciti a salvarsi mentre la loro barca andava a picco grazie  ad un pezzo di vetroresina al quale sono rimasti aggrappati per più di 12 ore. Danilo Piscopo, 28 anni, e Vincenzo Solano, 70 anni, sono sani e salvi. Silvio Iodice, 90 anni, proprietario della barca risulta ancora disperso. Di lui non si hanno tracce. Gli altri due avrebbero tentato di tirarlo fuori dalla cabina dell’imbarcazione che affondava, ma senza successo.
I tre giovedì mattina avevano deciso di andare a pescare a Capri con la barca di Iodice, la “Again” bianca e blu. Sono naufragati, probabilmente, alla “secca delle vedove”. Sulla mappa marittima le coordinate sono 40.28,547 Nord e 013.56,624 Est, gli appassionati se le passano sui forum. Quella zona è un vero paradiso per gli appassionati di pesca: pezzogne, tonni, totani, si pesca di tutto e in abbondanza. Ma il nome di quel luogo ameno che si trova tra Capri ed Ischia non è stato dato a caso. Con il mare alto diventa pericoloso, per questo “secca delle vedove”, perché qualche marinaio da lì non è più tornato. Almeno questo dice la leggenda. Ma il mare, giovedì, era calmo e non soffiava un alito di vento. Non si sa ancora cosa sia accaduto lo scorso giorno e perché la barca sia andata a picco. È certo, però, che la storia antica della secca si è ripetuta. 
il blackout dei cellulari. I tre sono partiti con tutte le buone intenzioni dal porticciolo di Nisida, dove Iodice tiene la sua imbarcazione, giovedì mattina. Un giro tranquillo verso l’isola azzurra per divertirsi un po’. Per ora non si sa neanche quando possa essere accaduto esattamente l’incidente. A bordo c’erano quattro telefoni cellulari, e fino alle 17,30, quando c’è stato l’ultimo contatto telefonico, tutti prendevano il segnale regolarmente. In particolare il padre di Danilo Piscopo, il 28enne, che aveva sentito il figlio mentre si trovava al largo di Capri e che gli aveva assicurato che sarebbe rientrato in serata. Poi improvvisamente c’è stato il blackout. Il segnale dei quattro telefoni è scomparso completamente. Un silenzio terrificante e inspiegabile. Questo ha messo in grande allarme i parenti che hanno immediatamente avvisato la Capitaneria di Porto. 

RICERCHE IMMEDIATE. Anche le forze dell’ordine hanno capito subito che qualcosa poteva essere successo. Il primo elicottero della polizia si alzato all’una della notte. Gli uomini della Capitaneria di Porto di Napoli, che hanno coordinato le ricerche, hanno avvisato dell’esigenza di una ricognizione aerea per individuare l’imbarcazione prima che fosse troppo tardi. L’equipaggio parte con il comandante Leonardo Baia, abilitato al volo notturno Ifr ai comandi. Ma dall’alto non viene visto nulla. La barca non c’era, nulla da fare. Si rientra in eliporto con un pugno di mosche in mano. Si ricomincia la mattina, di buon’ora. Si alzano in volo due elicotteri della guardia costiera e dei vigili del fuoco mentre la Capitaneria allerta tutte le navi mercantili e tutte le barche in navigazione nel golfo. Nulla ancora. 
Poi l’elicottero AB212 poli55 del sesto reparto guidato dal dirigente Bruno Roverato, avvista i due naufraghi a 20 miglia a sud di Capri alle 15,25. A bordo i piloti Gaetano Agresta, il secondo Carmine Di Geronimo e gli specialisti Rosario Papa, Gianluca Tavormina e Gennaro Olimpico, erano decollati alle 14.20 dirigendosi subito verso l’isola. A coordinare dalla torre di controllo Enrico Ciuro e Mimma Lavalle.
I due uomini sono stati individuati dai mezzi aerei della polizia a circa 21 miglia a sud di Sorrento: apparivano stremati ma in buone condizioni di salute. Erano aggrappati entrambi ad un unico salvagente circolare e a due pezzi di vetroresina. Sono rimasti così per circa 24 ore, e ce l’hanno fatta perché, per fortuna, il mare è stato clemente, perché non c’era vento, perché la fortuna li ha assistiti.
Immediatamente l’equipaggio si prodigava a lanciare ai naufraghi dei salvagenti e una zattera di salvataggio che permettevano loro di soccorrere e salvare i due. L’equipaggio immediatamente coordinava le successive fasi dell’intervento richiedendo il soccorso di una motovedetta della Capitaneria di Porto di Capri, che, seguendo le indicazioni del poli, traeva in salvo il giovane e il 70enne.

L'ARRIVO A CAPRI. I due naufraghi sono stati riportati dalla motovedetta immediatamente a Capri. Le loro condizioni erano buone, un vero miracolo. Arrivati al molo dell’isola azzurra sono scesi con le loro gambe dall’imbarcazione della Capitaneria e sono stati portati all’ospedale Capilupi. I medici li hanno trovati tutto sommato bene, avevano addosso i segni tipici di chi è rimasto in acqua tanto tempo: ipotermia e disidratazione. Nulla di preoccupante, ma gli specialisti che li hanno ricoverati sotto osservazione, oggi, probabilmente, potranno già uscire. Non sono ancora stati sentiti dagli uomini della Capitaneria.
le ipotesi. Mentre continuano le ricerche per trovare il terzo disperso (quelle aeree di sono interrotte solo ieri sera intorno alle 20,30), gli uomini della Capitaneria hanno inviato un’informativa alla Procura che, con tutta probabilità aprirà una indagine. Dalle primissime informazioni, pare che il problema sia stato un guasto o, comunque, una falla. Nella zona spesso abusivamente vengono messe dai pescatori di frodo grosse boe mal segnalate. Non è escluso che la barca possa averne presa una in pieno. Si sospetta, inoltre, che sulla barca non ci fosse tutto il necessario per garantire la sicurezza in casi del genere. Ma, per ora, è ancora tutto da verificare.