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Abolire le Soprintendenze: pianificazione ai Comuni

Opinionista: 

Condivido nella forma e nella sostanza l’ottimo intervento dello storico architetto Gerardo Mazziotti su “Le Soprintendenze da abolire”, apparso sul “Roma” di giovedì scorso, intervento che mi ha riportato alla stessa mia opinione espressa circa due anni fa. Scrivevo che «l’alluvione di proclami per imminenti provvedimenti governativi per lo sviluppo ed il lavoro del giovane presidente del Consiglio dei ministri, Matteo Renzi, con la promessa soprattutto degli 80 euro in busta paga in più per tutti i lavoratori dipendenti a partire da maggio, ha fatto passare in secondo piano dalla cronaca politica il dibattito istituzionale sulla cosiddetta soppressione del Senato e sulla approvazione di una nuova legge elettorale». In secondo piano è passato anche un dibattito avviato con un ampio servizio di un ottimo giornalista come Giovanni Valentini, già direttore de “l’Espresso”, su “La Repubblica” di domenica 9 marzo 2014 sulla soppressione delle Soprintendenze. “Tutti i no delle Soprintendenze che ostacolano i tesori d’Italia” si intitola il servizio di Valentini che sottolinea che «non c’è praticamente comune, provincia o regione d’Italia in cui qualche soprintendente non abbia impedito o quantomeno ritardato per anni la realizzazione di una piccola o grande opera, la ristrutturazione di un edificio storico, il restauro di un monumento o di un altro bene artistico» e questo ha portato alla «paralisi della conservazione, il blocco preventivo, la cautela della tutela». Giovanni Valentini ci va duro contro le soprintendenze perché afferma che «troppo spesso le soprintendenze diventano un freno e ostacolo allo sviluppo, alla crescita del turismo e dell’economia » e rimarca il potere enorme di un funzionario che «con il suo parere sui progetti di fatto esercita un potere di veto bloccando i lavori che a suo giudizio possono compromettere la tutela dei beni artistici e del paesaggio». Immediate le reazioni tanto che il presidente del Fai (Fondo Ambiente Italiano), Andrea Carandini, è intervenuto a difesa delle Soprintendenze sostenendo che non vanno abolite ma rafforzate e richiama la competenza dello Stato in materia di tutela del paesaggio e del patrimonio culturale contenuta nella Costituzione e quindi lo Stato non può liberarsi di un dovere costituzionale perché «è uno dei principi primi sui quali si basa la nostra Repubblica ». Valentini nel filo di nota si dichiara d’accordo con il presidente del Fai e francamente trovo la nota molto contraddittoria rispetto al suo ampio articolo tanto che Valentini è costretto a scrivere un altro articolo mercoledì 12 marzo di chiarimento mentre la signora Giulia Maria Mazzoni Crespi, già presidente del Fai ed attuale presidente d’onore, interviene a sostegno delle Soprintendenze che a suo giudizio secondo alcuni studiosi stranieri ci sono «invidiate dall’estero». Nessuno però pone in rilievo l’altro principio costituzionale del “decentramento amministrativo dello Stato” formalmente costituito con le Regioni, le Province ed i Comuni ed ancora non è posto in rilievo – nemmeno accennato – che tutte le Regioni, tutte le Province, e tutta la miriade dei Comuni dal più piccolo al più esteso hanno nei loro “Statuti” – redatti soprattutto con la prima legge di riforma degli enti locali, la n. 142 del 1990, ed aggiornati dal Testo Unico sugli Enti Locali del 2000 – il dovere della tutela del paesaggio e del patrimonio storico, artistico e culturale delle rispettive comunità locali. Credo che la materia della “tutela del patrimonio culturale” sia quella più “concorrente” nell’ordinamento giuridico italiano e così finisce che un potere così solenne e fondamentale sia estremamente spezzettato, tanto che alla fine non tutela propriamente e compiutamente nulla, al punto che nella nostra Regione Campania il consiglio regionale, massima assise, si riunirà in settimana proprio per l’ennesima discussione sul Piano paesistico regionale senza arrivare ad una norma chiara e definitiva cui sono tenuti alla piena osservanza i cittadini. In una Repubblica delle Autonomie – anche questo è nella Costituzione - le Soprintendenze non servono perché una volta approvati gli strumenti urbanistici fondamentali dalla Regione – anche qui facendo chiarezza sul Codice dei Beni Culturali e la legislazione “concorrente” – i “pareri” in materia ambientale sono delle commissioni comunali del paesaggio con una discrezionalità ridotta ai minimi termini da parte di sindaci e funzionari dei Comuni. Naturalmente si devono realizzare Comuni efficienti per dimensioni e per personale politico ed amministrativo, perché senza l’efficienza non si possono fare discorsi di democrazia a tutti i livelli. Si dovrebbe fare della programmazione una cosa seria.