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Affidata ai virologi la politica del Paese

Opinionista: 

Egregio direttore, è innegabile che sia i decreti riguardanti la limitazione dei nostri diritti costituzionali che quelli relativi gli interventi economici, hanno trasmesso panico alla popolazione e ai mercati finanziari; e soprattutto hanno testimoniato la consapevolezza da parte della maggior parte dei cittadini della inadeguatezza della nostra classe dirigente e della politica in generale. Non si capisce che avere interrotto il ciclo produttivo del Paese e per più di due mesi ha messo a terra gran parte dell’economia delle Pmi che non sono state in grado di produrre reddito per autosostentamento. Oltre a ciò, si è generata nuova povertà perché la cassa integrazione in deroga non è ancora arrivata e soprattutto perché il bonus per gli autonomi non solo non è stato accreditato a tutti per il primo mese, ma è in attesa dei miglioramenti burocratici per far sì che arrivi effettivamente, e non solo nei pensieri di mister Conte, con la quota aumentata a 1000 euro prevista per il secondo mese. Ma soprattutto, i grandi radical chic, burocrati, si mettono di traverso per le riaperture delle imprese che producono il valore aggiunto del nostro Paese. Penso alla situazione anomala di un grande imprenditore di Piacenza che, dopo aver fatto gli esami sierologici a tutti i suoi dipendenti per operare in sicurezza, si è visto annullare il protocollo perché la norma regionale prevede anche la misura dei tamponi con logica conseguenza di inviare in quarantena i lavoratori. Una follia, e questo per il rischio del 5% di errore degli esami sierologici. Ripeto, una follia che non restituisce il valore dei rapporti di produzione della ricchezza e quindi del reddito. Il presidente della Regione Emilia Romagna non capisce che grave errore fa nel non tenere conto delle necessità di impresa. Solo dalla produzione del reddito, lo Stato avrà la possibilità di sostenersi in tutte le sue obbligazioni. Solo salvando effettivamente i piccolissimi si eliminerà una stagione di conflitti sociali durissimi perché a disoccupazione si aggiungerà altra disoccupazione. Non si capisce che grave errore è stato affidare ai virologi la politica del nostro Paese. Da medici loro ragionano giustamente a rischio zero, ma chi gestisce un Paese deve tenere conto degli effetti economici dell’attesa della sparizione del virus e quindi convivere con lo stesso. Si doveva dall’inizio effettuare un protocollo di analisi costi benefici per salvare l’economia. Invece si è preferito, con astio, andare contro le esigenze delle imprese, perpetrare la chiusura aziendale, come se fosse una lotta di classe tra lavoratori e Imprenditori. Ma i burocrati sanno che se fallisce il Paese anche i loro lauti stipendi saranno a rischio? Oggi, questo contesto, anche se in modi diversi, ha fatto rinascere il conflitto sociale tra chi ha una posizione assicurata e chi non ce la ha. Persiste, in politica, una visione coattiva nei confronti dell’impresa e oserei dire espropriativa del ruolo che la stessa ha, nel benessere sociale. Fino a quando rimarrà predominante la visione clerico-comunista, che sostiene il merito in quanto “sono” e non in quanto “faccio”, persisterà il sentimento dell’invidia sociale. Perché i risultati si ottengono con il lavoro, le competenze ed il sacrificio e non con le chiacchiere. A buon intenditor….