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Al San Paolo seconda sessione di maturità

Opinionista: 

Neanche il tempo di dire figaro qua, figaro là che bella squadra di qualità e siamo nuovamente palla al centro, pronti via. Napoli-Cagliari in notturna (e domenica, a mezzogiorno, Napoli-Brescia) per provare l’effetto che fa avere il migliore attacco del campionato proprio contro il Cagliari bersagliato da ventidue palloni azzurri nelle ultime sette partite in casa e fuori. Portiere Robin Olsen svedese di Malmoe di un metro e 96 avvisato. Questo secondo Napoli di Ancelotti non è più il flipper di Sarri, non pazzìa più col pallone, a me, a te e a chi come me, la bellezza che si incantava su se stessa (ma ci è molto piaciuta), ora c’è concretezza, c’è consapevolezza di andare oltre, non più stupire, sognare, to be or not to be, essere o non essere, ora palla dentro col minore numero possibile di arzigogoli, orpelli e figli belli. Per invidia o per cauta considerazione si applaude al Napoli, ma, attenti, sono le difese che vincono i campionati, non gli attacchi perché questo è il paese che, dominato, gioca in contropiede. E, allora, la meraviglia è tutta per i tre colossi di Conte e pr l’eterno Handanovic che hanno preso solo un gol, questa è vita, mentre il Napoli delle belle gioie e dei risultati vaporosi ne ha già otto sulla schiena, come se il Napoli avesse incontrato Lecce, Cagliari e Udinese e non Juventus e Fiorentina. Ed è l’eterna diatriba se il migliore attacco è la difesa oppure se è la difesa il migliore attacco. I cinesi nerazzurri fecero quattro gol al Lecce, ma anche gli spagnoli- napoletani al Lecce ne hanno fatti quattro però fuori casa e nel forno del Salento dove è ancora estate quand’è pomeriggio. Perlomeno, siamo pari e non tre punti sotto per una sfortunata prodezza all’incontrario di Kalidou Koulibaly, il nostro leone che ha già rialzato la criniera. E tutti, giornali e tv, incantati e sonanti a riempire pagine e schermo sui grandi acquisti delle madame e delle beneamate sorridendo all’incapacità aureliana di prendere James Rodriguez e Pepé e Icardi, ma già ci sono i voltafaccia sul Marcio Aurelio De Laurentiis che non spende e non spande e su Ancelotti troppo tenero con la spending review presidenziale. Ora tutti dicono e scrivono il contrario di un mese fa. Ora tutti dicono acquisti magnifici e funzionali. Il problema, semmai è un altro in questo golfo scaramantico. E’ che Ancelotti ha pronunciato la parola che non doveva pronunciare, quella che Sarri perse in una camera d’albergo di Firenze. Meglio procedere nell’ombra anche se i 13 gol degli azzurri fanno chiasso. Meglio tenersi al coperto e fischiettare no, non è (Francesca), senza scampanià pe’ Tuleto. Ma la parola è tratta e mo’ bisogna pedalare. D’altra parte Ancelotti, bene mio e core mio, già l’anno scorso, era ottobre, disse chiaro e tondo: “Napoli, adesso riportiamo al sud lo scudetto”. Rispetto al passato abbiamo una signora panchina se possiamo concederci il lusso di lasciarci Mertens e Allan e Callejon in un botto. Le rotazioni di Ancelotti, ‘na cuppulella co’ ‘o sopracciglio aizato, sono azzeccate e i giocatori a disposizione azzecattissimi. Vedremo chi giocherà stasera, chi entra e chi esce, in questa settimana di tre partite e con questa squadra in cui uno vale uno. Gli otto gol li abbiamo presi fuori casa, il San Paolo è inviolato anche se c’è passato il Liverpool. Vediamo, contro il Cagliari, la seconda sessione dopo Lecce degli esami di maturità. L’avversario ha gente di qualità e tanta ne conosciamo, Rog e Luca Cigarini, Fabio Pisacane napoletano dei Quartieri, e Nainggolan l’ultimo mohicano, e il Cholito Simeone, Joao Pedro, Castro e l’uruguayano Nandez, l’ultimo arrivato. Un po’ corsara la squadra dei quattro mori e di Rolando Maran, uomo tosto di Trento, capace di rifilare sei gol nelle ultime partite a Parma e Genoa dopo essere stata sorpresa in casa, prima scivolando sulla buccia di banana bresciana, poi piegata dall’Inter per un pelo, il pelo di un rigore. Sarà una partita di godimento al fresco della sera sperando di cantare quant’è bello il Napoli stasera, così bello non l’abbiamo visto mai.