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Attenzione: arrivano gli “acchiappacitrulli”

Opinionista: 

Una volta, nel transatlantico di Montecitorio, domandammo a quel grande Maestro che è stato Leonardo Sciascia con il quale, di tanto in tanto avevamo l'opportunità di dialogare, che cosa lo avesse più colpitonella sua esperienza di parlamentare. Sciascia non ebbe esitazioni, volse lo sguardo attorno e rispose: «La quantità di parole che si sprecano qua dentro». Poi, non disse più nulla. Chi ha avuto la fortuna di conoscerlo sa bene come Sciascia fosse non di poche, ma di pochissime parole e quanto significativi fossero i suoi silenzi, proprio perché alla parola attribuiva un valore tutto particolare. Quel che ci disse quel giorno non poteva non tornarci alla mente in questo tormentato avvio di campagna elettorale caratterizzato dal fastidioso chiacchiericcio dei politici di tutti - sia chiaro, di tutti - gli schieramenti politici. Più che sprecate, in verità, le parole sembrano avere, in questo caso, una finalità ben precisa, quella di assolvere il ruolo di "acchiappacitrulli", secondo i costumi del paese in cui il povero Pinocchio rimase clamorosamente vittima degli inganni che il gatto e la volpe avevano ordito ai suoi danni. Nella frenetica attività volta a catturare il consenso degli elettori, non c'è promessa alla quale i nostri politici non si lascino andare: la più frequente è quella con cui colui che promette annuncia che, se la sua parte vincerà, provvederà, immediatamente, ad attuare una forte riduzione delle tasse. C'è, poi, chi assicura che darà uno stipendio a tutti gli italiani; chi assicura ai giovani di avere in tasca la soluzione per garantir loro un lavoro sicuro e ben pagato; chi s'impegna ad una riforma della giustizia che accelererà la durata dei processi. E così via, chi più ne ha più ne metta nel calderone ogni giorno più pieno delle promesse che, inevitabilmente, saranno disattese. Viene alla mente l'aneddoto di quell'uomo politico che, visitando il paese nel quale era candidato, promise solennemente che, una volta eletto, avrebbe provveduto a far costruire un ponte sul fiume. E, quando uno dei suoi seguaci gli fece timidamente osservare che in quel paese non c'era alcun fiume, non si perse d'animo e affermò:" costruiremo anche quello !". La stragrande maggioranza delle promesse dei nostri politici sono proprio così: avulse dalla realtà, ad esclusivo uso e consumo dei "citrulli " che si punta ad "acchiappare" (spesso, purtroppo, riuscendovi). Così i protagonisti di questa brutta campagna elettorale dimenticano quel che disse Otto Von Bismarck, uno dei grandi politici del passato (di caratura ben diversa da quella dei nostri "politici-quaquaraquà) e cioè che "la politica è l'arte del possibile ". Ignorare questa realtà significa ingannare i cittadini-elettori e dar vita ad una "fiera delle illusioni". Il primo a rendersene conto è stato Sergio Mattarella. Non è un caso che, nel suo messaggio di fine anno, il capo dello Stato abbia ritenuto di esortare le forze politiche a formulare proposte "realistiche". Ecco, allora, che, senza voler dare, ovviamente, al lettore indicazioni sulla forza politica sulla quale far convergere il prossimo 4 marzo la propria preferenza, ci vien da dire che il criterio più opportuno al quale attenersi potrebbe essere quello di indirizzare la propria scelta verso chi si lascia andare al minor numero di promesse. Nella gara degli "acchiappacitrulli" sottrarsi alle false lusinghe può, quantomeno, essere un modo per sbagliare di meno.