Accessibilità:
-A A +A
Print Friendly, PDF & Email

Autonomia differenziata: rispettare la Costituzione

Opinionista: 

La prospettiva del regionalismo differenziato, già prima dell’approvazione, ha destabilizzato il quadro politico e istituzionale. Sono due i punti dirompenti: da un lato la iniqua ripartizione delle risorse e la crescita delle diseguaglianze e dall’altro il radicale indebolimento dello Stato centrale che viene anche dalle richieste relativamente più soft. L’unità del Paese diventa un valore recessivo e aggredibile tanto che qualcuno, già scommettendo che ci si muoverà comunque verso una frammentazione, si sta già posizionando per ritagliarsi un ruolo, quando raccolte le macerie, ci si accorgerà che si è sbagliata strategia in mancanza di coraggio e di visione di un Paese sempre più disinformato e pronto a seguire le spinte divisorie. Potremmo trovarci, tra qualche tempo, a studiare il caso cecoslovacco, un Paese che fu diviso senza alcuna partecipazione della volontà popolare se non a campione e frammentata. Per evitare impazzimenti e difendere la Repubblica, la Costituzione e la nostra storia, bisogna intervenire radicalmente e nel merito, in Parlamento e in Corte Costituzionale. Può un Paese dare di matto? Sì, e nessuno può imporre un trattamento sanitario obbligatorio. Per noi, l’unico protocollo terapeutico è la Costituzione. Innanzitutto le intese, tradotte in una legge, devono essere sottoposte al Parlamento. Legge che dovrà essere emendabile in quanto, seppur l'art. 116 della Costituzione recita che questa legge è approvata dalle Camere a maggioranza assoluta dei componenti, bisogna evidenziare che nell'applicazione dell'art. 8 della Costituzione, che disciplina i rapporti tra Stato e confessioni religiose, richiamata nelle pre-intese tra Governo e Regioni, la stessa non può essere ritenuta estendibile al caso in questione, atteso che la confessione religiosa è esterna allo Stato, laddove la Regione fa parte dello Stato. L'art. 116 della Costituzione, invece, garantisce l'uguaglianza prima della diversità per cui tutti i cittadini italiani sono titolari dei medesimi diritti e doveri. Il concetto di fabbisogni standard basato sulle reali necessità finanziarie dei territori deve favorire un sistema di spesa virtuosa ed efficiente e andare a sostituire il criterio dei costi storici, che prevede di trasferire le risorse in base appunto alla spesa storica, cioè in base alle spese di volta in volta sostenute, riconsiderando anche la ripartizione della spesa pubblica per singole materie. Il punto è che non si può accettare un calcolo dei fabbisogni standard legati alla capacità fiscale delle Regioni che stanno chiedendo maggiori autonomie, anche perché l'esito finale non potrebbe che essere anticostituzionale. Altra questione fondamentale riguarda una puntuale individuazione dei Lep, i cosiddetti Livelli essenziali delle prestazioni. Su questo in Italia attualmente c'è un vuoto clamoroso. Un volta individuati i Lep si può procedere a calcolare i fabbisogni standard, come detto, senza legarli alla capacità fiscale delle Regioni. Per un'efficace attuazione dell’autonomia differenziata e per scongiurare ricorsi (scontati) alla Corte Costituzionale è fondamentale che tutti gli equilibri previsti dalla Costituzione siano rispettati. La mancata determinazione dei Lep, infatti, renderebbe impossibile per lo Stato esercitare, come prevede l'art. 120 della Costituzione, quei poteri sostitutivi nei confronti degli enti locali inadempienti, in particolare nel caso di mancato rispetto dei livelli essenziali indicati per l'istruzione, la tutela dell'ambiente, la sanità e la mobilità. Appare evidente che il conteggio dei fabbisogni, per funzionare, si deve basare sulle oggettive esigenze di un territorio e di una popolazione, senza introdurre elementi in contrasto con la Carta costituzionale, come l’attribuzione di maggiori fabbisogni dove c’è maggiore gettito fiscale, altrimenti non si capisce perché non si proponga altresì di “regionalizzare” anche il debito pubblico italiano, facendolo “pagare” in proporzione alla ricchezza prodotta da ciascuna Regione e alla residenza territoriale dei possessori dei titoli di Stato. Al netto della provocazione, il rispetto della Costituzione e la sua lettura organica porterebbe al raggiungimento dell’obiettivo autonomista solo se alimentato da buone intenzioni nell’interesse di tutti i cittadini.