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Bagnoli è partita: ora tutta la verità

Opinionista: 

Con l’apertura della Conferenza dei servizi su Bagnoli, tenutasi giovedì scorso in Prefettura con oltre duecento soggetti “pertinenti” e uno… “impertinente”, il Comune di Napoli, comincia a concretizzarsi il futuro di questo tormentato sito, dopo anni di avventurismi, in cui se ne son viste di tutti i colori, anche in technicolor, per gli annunciati “Studios holliwoodiani”. Dio solo sa con quali kolossal in programma. Parrà strano dirlo, ma è stato un bene che tutto questo sia avvenuto e avvenga senza la “leadership” di Palazzo San Giacomo, protagonista di un ventennale fallimento e, in queste ore, animatore di una contestazione anacronistica contro il provvidenziale commissariamento che farà di Bagnoli, invece della madre di tutti i disastri urbanistici, come in effetti lo è stata, la fonte delle migliori attese per il rilancio della città. Il Comune un po’ se l’è meritato per quanto non fatto, molto altro lo ha voluto per palese arroganza. Naturalmente quando parliamo di disastri, parliamo di disastri addebitabili in successione a tutta la sinistra nella sua variopinta gamma di colori, dal primitivo rosso vermiglione di Bassolino all’odierno pallido arancione di de Magistris: nessuno escluso. Poiché il nostro è un Paese da “scurdammoce ’o passato” giusto quindi rinfrescare le idee su questo colossale pasticciaccio, non vorremmo che l’enfasi del commissariamento, tra chi è favore e chi lo contesta, servisse da silenziatore per tante colpe che stanno ricadendo sulla pelle dei contribuenti. Eravamo alla fine degli anni Ottanta, la città era in ginocchio per una serie di problematiche - una su tutte la deindustrializzazione - e nel momento in cui occorreva fronteggiare questa deriva, la sinistra invece di far prevalere un riformismo operativo diede forza al pregiudizio ideologico, che nell’ambito urbanistico strategico, significò un regime vincolistico: l’ostracismo di ogni iniziativa privata. Difatti con la conseguente e biasimevole cancellazione di un pregresso preliminare di piano, favorevole a investimenti produttivi per una serie di progetti, si passò a un regime di gestione “vicereale”, egemonica e pregiudiziale da “pubblico virtuoso” e “privato perverso”. Fu così che la mannaia urbanistica di adozione bassoliniana fece saltare obiettivi allora praticabili: il Parco tecnologico di Bagnoli e quello scientifico di Napoli Est e ancora il recupero del Centro storico. Di conseguenza tale logica di sinistra, secondo cui la città dovesse essere pensata solo da un “vicere”e da un sinedrio a lui ubbidente, alla fine ha vanificato ogni progettualità di sviluppo policentrico. In quest’ottica era naturale che anche Bagnoli, come si è visto, rimanesse al palo. Per concludere aveva ragione Leonardo Impegno, uno degli esponenti più attivi della nuova sinistra, quando tempo addietro diceva che “il declino di Napoli è cominciato in quello che si è ritenuto paradossalmente il migliore periodo, quello di Bassolino”. Questa è storia non è fantasia. Speriamo che ora si faccia anche luce sui miliardi sprecati. I bonifici sono stati fatti, le bonifiche no: qualcuno dovrà pur tenere in custodia questi soldi. È scandaloso sapere chi?