Accessibilità:
-A A +A
Print Friendly, PDF & Email

Bassolino e Rastrelli, due politici di spessore

Opinionista: 

Ci fu un tempo in cui Regione Campania e Comune di Napoli collaboravano nell’interesse esclusivo dei cittadini, nulla a che vedere con le risse degli ultimi tempi cui ci hanno abituato De Luca e de Magistris. Non che i due prima si fossero mai amati, ma la gestione dell’emergenza con migliaia di famiglie che rischiano di essere travolte dalle difficoltà economiche avrebbe dovuto consigliare ai due un diverso atteggiamento ispirato ad una leale collaborazione istituzionale nel primario interesse pubblico. Invece, sia de Magistris che De Luca, quest’ultimo in piena campagna elettorale, non hanno mai smesso di tirarsi bordate arrivando ad un vero e proprio scontro istituzionale sulla cosiddetta "movida", la vita notturna, cioè, di migliaia di giovani nei locali dal Vomero a Chiaia a Bagnoli al centro storico. L’apoteosi è stata raggiunta, infatti, con l’emanazione, a poche ore di distanza, di due distinte ordinanze in contrasto tra loro. In particolare de Magistris, che ha sofferto molto in questi mesi il protagonismo politico di De Luca, nel tentativo di recuperare un ruolo da protagonista ha emesso un provvedimento con il quale regolamentava la "movida" con gli stessi orari notturni e le modalità pre-Covid. Provvedimento che come sappiamo, poi, è stato cancellato dal Tar della Campania che ha accolto il ricorso della Regione bocciando clamorosamente l’ordinanza del Comune del 29 maggio scorso dando ragione a De Luca che già si era rivolto al prefetto, in forza della legge 35/2020, la quale prevede che i sindaci non possono adottare provvedimenti in contrasto con misure statali e regionali per fronteggiare l’emergenza. Quello che mi interessa, però, non è tanto il merito della questione legata alla ordinanza poi cancellata, quanto il sottolineare l’irresponsabilità di due soggetti che anche in un periodo tragico per il paese, nonostante obbligati dalla gravità della crisi a confrontarsi e a prendere decisioni concertate, hanno continuato a litigare mettendo in secondo piano rispetto ai propri interessi politici, gli interessi dei cittadini. Al riguardo voglio raccontare una storia che vide protagonisti due uomini politici che venivano da esperienze e percorsi completamente diversi. Sto parlando di Antonio Rastrelli, il mai dimenticato governatore della Regione Campania, e di Antonio Bassolino, all’epoca sindaco di Napoli. I due, si sa, provenivano l’uno dalle fila del Movimento sociale e l’altro da quelle del Partito comunista, partiti di cui erano entrambi protagonisti, e a metà degli anni ’90 si ritrovarono a ricoprire i ruoli istituzionali più importanti a livello locale. Nonostante i timori che si potesse aprire una fase di estrema conflittualità a danno dell’interesse pubblico i due, invece, nel pieno rispetto dei dettati costituzionali, operarono secondo il principio in base al quale i diversi livelli di governo devono cooperare fra loro anche quando gli organi politici sono espressioni di forze politiche concorrenti. L’occasione per rendere evidente questo modello di governo e soprattutto la disponibilità al dialogo fu data dalla definizione dell’accordo di programma per il passaggio alla fase esecutiva del progetto “Città della Scienza” a Bagnoli. Per capire il contesto dell’epoca bisogna partire dalla fine del 1993, quando Antonio Bassolino fu eletto sindaco e la sua Giunta scelse di procedere ad una revisione del Piano regolatore generale con l’elaborazione di varianti per le due zone caratterizzate da attività industriali in dismissione: nella zona orientale e in quella occidentale della città. L’assessore all’urbanistica, il professor Vezio De Lucia, in particolare per la variante dell’area occidentale, lavorò per due anni e durante tutto il percorso di progettazione diversi furono gli scontri e le polemiche all’interno del Consiglio comunale, con protagonisti esponenti di Alleanza nazionale. An non fece sconti neanche alla Fondazione Idis ed al suo presidente, il professor Silvestrini, accusando l’amministrazione comunale di un “patto segreto” con il quale sarebbe stato permesso alla Fondazione di Silvestrini di appropriarsi di parte del territorio di Bagnoli. Nel frattempo, nel 1995 veniva eletto Presidente della Regione Campania, Antonio Rastrelli, un politico di grande spessore, di profonda cultura ed elevata dirittura morale, uno dei leader della Destra napoletana, e tutto lasciava presagire l’innalzamento del livello di scontro su Bagnoli. Invece non andò così. Bassolino e Rastrelli misero in campo le rispettive diplomazie per organizzare un incontro tra i due che potesse dirimere una serie di questioni relative al futuro della città di Napoli tra cui quella di Bagnoli e di “Città della Scienza”. L’incontro avvenne in gran segreto e secondo le cronache dell’epoca si svolse al Circolo del Tennis in Villa Comunale, in realtà, come mi ha rivelato l’amico Enzo Rivellini testimone dell’incontro, il faccia a faccia si svolse nella residenza di Maurizio Barracco a Posillipo. Il clima fu molto costruttivo, dopo una iniziale schermaglia dovuta alle eccezioni che Rastrelli sollevò sulla Variante di De Lucia, anch’egli presente, si giunse ad un accordo soddisfacente per tutte le parti in causa che prevedeva che la Fondazione Idis avrebbe avuto una sorta di concessione edilizia a termine in deroga alla Variante, fino all’ammortamento degli investimenti relativi alla ristrutturazione degli immobili; in seguito le strutture collocate tra via Coroglio e il mare avrebbero dovuto essere abbattute e delocalizzate in nuovi edifici. Una questione spinosa che fu risolta soprattutto grazie allo spessore politico dei suoi protagonisti, Rastrelli e Bassolino, e che fu sancita in atti dalla firma di due accordi di programma, agosto 1996 e marzo 1997, per il passaggio alla fase attuativa del progetto “Città della Scienza” che avrebbe avuto il valore di concessione edilizia, dopo l’approvazione da parte del Consiglio comunale. Un compromesso nel quale alla fine chi ci guadagnò fu soprattutto la città; un esempio su come affrontare le questioni mettendo al primo posto l’interesse pubblico; un esempio solare sulla differenza tra gli amministratori dell’epoca e quelli attuali. Nulla a che vedere, quindi, con le risse continue cui ci hanno abituato de Magistris e De Luca, con il primo che ancora pochi giorni fa, riferendosi alla O.S, sulla “movida” fa diceva “De Magistris fa uscite a capocchia” ed il secondo che replicava dicendo “la nostra pazienza è finita e non si può più tollerare che ci sia un'ingerenza assolutamente illegittima nei confronti delle prerogative della città di Napoli”. In realtà quella che è finita è la pazienza dei napoletani e dei campani che non ne possono più di assistere a queste schermaglie che finora hanno solo finito per danneggiare la città e la regione.