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Bassolino, un’orologeria favorevole all’incolpato

Opinionista: 

A quel che vedo, la diciannovesima assoluzione di Antonio Bassolino da accuse mossegli ormai in ere storiche trascorse dalla Procura della Repubblica di Napoli, una volta tanto risponde ad un’orologeria favorevole all’incolpato. Normalmente, nel nostro sciagurato Paese si parla – a ragione o a torto – di “giustizia ad orologeria” per denunciare accuse montate ad arte per rovinare la reputazione di uomini politici: il caso per antonomasia fu quello della notifica dell’avviso di garanzia all’allora Capo del governo Silvio Berlusconi nel novembre del 1994, mentre era impegnato a Napoli a presiedere la Conferenza mondiale delle Nazioni Unite sulla criminalità organizzata. In questo caso, pare invece che l’assoluzione del vecchio leone ingraiano faccia da volata per una nuova aurora politica. Dopo l’ennesima dichiarazione d’innocenza venuta a certificare il candore del suo certificato giudiziale, è tutto un rincorrersi d’interventi sui mezzi d’informazione per solidarizzare, e soprattutto per vagheggiare una nuova discesa in campo del politico afragolese. Per ricoprire, trascorso un ventennio, nuovamente la poltrona di sindaco di Napoli. Non c’è dubbio che il funzionamento della giustizia in Italia sia a livelli terzomondisti. Che una persona possa per 19 volte essere sottoposto a processo – ma il caso è tutt’altro che isolato – per risultare poi immancabilmente assolta, in uno Stato normale dovrebbe indurre a molte riflessioni e soprattutto a tanti ripensamenti: perché tutto ciò dovrebbe indicare che gli uffici di Procura semplicemente non sanno fare il loro mestiere. Si può mal vedere una, due, tre volte; ma quando si mal vede per decine di volte (Wikipedia addirittura ha dedicato una voce, peraltro incompleta, ai procedimenti penali a carico di Silvio Berlusconi, in una sola occasione condannato) significa che le cose oggettivamente non vanno. I processi, per la comunità, costituiscono un costo, ed un costo assai elevato. La Procura – fatta tutta di soggetti esperti in materia penale – può chiedere il processo (ed il Gup disporlo) solo se ritiene di poter sostenere l’accusa in giudizio: se fallisce diciannove volte, non siamo più dinanzi all’imponderabile ma, ragionevolmente, all’incompetenza o alla deviazione. Dunque, dinanzi ad un sistema giudiziario che, nel campo penale risulta del tutto inadeguato. Andrebbe riformato, e seriamente, perché produce gravi guasti ed incide in modo disastrante sulla tenuta del sistema sociale. Detto questo, torniamo al Nostro. Se c’è una cosa che la politica dovrebbe caratterizzare, è la costante ricerca dell’innovazione nella conservazione delle condizioni di socialità. La politica deve andare incontro a tutto quanto una comunità esprime di nuovo e rigenerante, d’invenzione d’opportunità; deve essere sempre pronta a recepire e tradurre in atto le istanze che chiedono spazio e che si presentino cooperative e produttive. Deve favorire l’avvio sempre di strade alternative, perché suo compito è guardare al futuro. Ora, cosa porta nella sua storia politica Antonio Bassolino di positivo? Io non vedo molto altro che le sue 19 assoluzioni. Ma cosa c’entrano queste assoluzioni con i meriti politici? Direi un bel nulla. Uno dei più enormi vizi dell’attuale cultura politica italiana è dato dallo spropositato spazio che s’attribuisce al giudizio dei giudici: ancor meglio, al giudizio delle Procure. Ma se sono esse a stabilire meriti e demeriti della politica, la politica non ha più alcun senso ed è inesorabilmente destinata a fallire. Come infatti da noi ha totalmente fallito, trasformandosi in vieta demagogia, in moralismo, in attività per delatori e spioni d’ogni sorta. Se reputiamo opportuno tornare nelle fide mani di Antonio Bassolino perché è stato assolto in sede penale 19 volte, beh allora vuol dire che non abbiamo compreso proprio nulla di cosa sia il giudizio politico. Quello giuridico è un giudizio che si compie rapportando le condotte umane a certi più o meno rigidi parametri che la legge stabilisce come criterio per distinguere il lecito dall’illecito. Quello politico, invece, è un giudizio dinamico, che guarda ai risultati che l’uomo investito di funzioni nell’interesse della comunità raggiunge, mentre le condotte poste in essere si considerano limitatamente e soltanto quando valichino limiti di accettabilità, ampiamente intesi secondo la cultura in cui una comunità si riconosce. Ora, cosa ricordiamo di Antonio Bassolino? Quale l’eredità che egli ha lasciato alla nostra città ed alla nostra Regione? Beh, direi una ben miserabile eredità. Il disastro finanziario del Comune, prima, e della Regione poi, non sono situazione riconducibile al nostro de Magistris ed alla vecchia Iervolino, che pur vi hanno messo molto del loro. Ma tutto notoriamente risale al disinteresse per gli aspetti finanziari da parte del nostro ex sindaco, che non ha nemmeno esitato a lasciarci una pesantissima eredità di debiti – i ben noti boc – che pagheremo, se li pagheremo, ancora per lungo tempo. E sarebbe poco. Perché se soffriamo dell’assenza d’una seria rete sanitaria – si sperpera danaro, senza avere a disposizione strutture assistenziali degne d’un Paese dell’occidente europeo - molta parte delle ragioni è nel decennio di gestione bassoliniano -demitiana della materia in sede regionale. Per non dimenticare il disastro definitivo e senz’appello costituito dalla gestione del ciclo dei rifiuti, che ha eternato nel mondo la Campania come Regione immondezzaio e ha danneggiato irrimediabilmente il suo territorio, per di più oggettivamente favorendo tutto quanto d’illecito prolifera nel disordine assoluto. Questi, probabilmente, dovrebbero essere i tavoli della discussione prima d’inneggiare scioccamente ad improbabili ritorni. Ma, se si ragionasse di proprio e non si rimettesse sempre ad enti certificatori terzi la scelta nella politica – alla magistratura intendo – non saremmo affatto nella miserevole condizione in cui ci troviamo. ORAZIO