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Basta con le invettive, diteci che cosa farete

Opinionista: 

Caldoro a De Mita: «È un padrino, voleva comandare. Io gliel’ho impedito »; De Mita a Caldoro: «Capisce ma non decide »; De Luca a Caldoro: «Ha dormito cinque anni, noi lo manderemo a dormire a casa»; Caldoro a De Luca: «Ma quale sceriffo e sceriffo, a Salerno si spara per strada »; De Luca a Caldoro: «Sciacallo! ». Saviano a De Luca: «Gomorra è schierata con le tue liste». Sommese ai De Mita: «Il loro unico cruccio è la sopravvivenza politica». Sono solo alcuni frammenti dell’odierna arena elettorale, dai quali si può capire dov’è giunto il livello del dibattito politico. Siamo alle invettive, ai doppi sensi, alle offese, a una “escalation” mirata dello scontro, che neanche gli antichi eserciti, prima di passare all’arma bianca, caricavano di tanto livore; un fatto che deve far riflettere se si considera che da quel mondo primordiale ci separano secoli di civiltà. Mancano poche settimane al voto, è tempo che i “condottieri” dei vari partiti, cespugli e cespuglietti sotterrino l’ascia di guerra e discutano degl’interessi oggettivi, veri, oggettivi di Regione e comunità e cioè: infrastrutturazione, occupazione, sanità, ambiente, assetto idrogeologico, questione rifiuti, trasporti. Temi giganteschi riguardanti il presente e il futuro di una progettualità seria, che non cala dal cielo ma va preparata, guidata, difesa da “mire inaccettabili”. Per esempio, in queste ore, un allarmante rapporto, pubblicato dal “Quotidiano del Sud”, diretto da Gianni Festa, afferma che le trivellazioni petrolifere in atto in Irpinia al Pozzo Gesualdo I, grazioso centro della media Valle del Calore, presentano criticità da non prendere sotto gamba. Secondo l’Ordine dei Medici di Avellino le incidenze radioattive, gli idrocarburi, i fanghi di penetrazione, gli effetti degli sversamenti destano preoccupazione, di “questo passo - si ribadisce - nei prossimi trent’anni a parlare saranno i registri dei tumori”. Incompatibilità ribadita anche dal professore Ortolani a causa nell’area di faglie radioattive attive. Se Caldoro e De Luca, invece, di “beccarsi”, provassero a misurarsi su cose più serie, come questa, a prendere esempio dal “Viaggio elettorale” del De Sanctis, che esplorava i territori, ne conosceva le anime e le necessità, si renderebbero anche conto che Gesualdo fa parte di un arcipelago di paesi - Taurasi, Montefalcione, Paternopoli, Fontanarosa, Lapio, Chiusano, Castelvetere, Montemarano - produttori dei migliori vini d’Europa, i più competitivi. Nei giorni scorsi, mentre a Milano si inaugurava “Expo 15”, di fronte allo spettacolo di quella straordinaria esposizione, realizzata in pochi anni, malgrado turbative di ogni genere e tanti a gufare, non si poteva non pensare con gratitudine a quanto fatto dal lavoro italiano, e sentirsi, allo stesso tempo, orgogliosi nel vedere figurare, in avveniristici padiglioni, vini e sapori del Sud. Ma dopo quanto detto ci si deve chiedere: a che serve tutto questo, se poi si inquina la terra che lo produce? Caldoro e De Luca parlino chiaro: qui non c’entra il fondamentalismo ambientale è solo una questione di comune buonsenso.