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Beppe cerca di scusarsi: Conte il suo portavoce

Opinionista: 

La “hybris” è un concetto primitivo della Grecia antica riguardante la vendetta degli dei, incentrata in particolare sulle colpe dei padri che ricadono sui figli, un tema sulla condizione dell’Uomo, su cui si sono cimentati i più grandi tragediografi, da Eschilo che la temé, a Sofocle un po’ meno, a Euripide che la irrise. Sono passati tanti secoli e la “hybris” odierna dell’Elevato Grillo, una parodia di “divinità populista”, è l’arrogante pretesa - da padre di un figlio, indiziato insieme con alcuni amici di stupro - di affermare, contro tutti e contro ogni procedura di legge, la sua assoluta innocenza. Insomma: le eventuali colpe dei figli sono rimosse dai padri senza processo. Ma non si era detto per bocca dei Cinquestelle che bastasse un semplice avviso di garanzia per far saltare la garanzia e far valere l’avviso a scomparire in attesa che la Giustizia facesse il suo corso? Oltre a dimenticare un precetto fondativo, che ha fatto tante vittime ingiuste, sconcerta la sfida di Grillo lanciata alla Giustizia di non aver arrestato il figlio e gli altri amici se erano stupratori. A parte che non vi erano le condizioni oggettive, di legge, per poterlo fare, Grillo piuttosto provi a spiegare perché tutto questo non lo ha chiesto al ministro Buonafede suo sodale, fino a tre mesi fa Il Guardasigilli e se n’è accorto solo ora che i Pm di Pausania, entro fine mese, si accingono a decidere se rinviare o meno a giudizio il figlio e altri amici. È cambiato qualcosa, che non torna giusto dopo il lungo letargo del passato? Lo sospetti o lo tema: la sua piazzata resta un atto intimidatorio, che a Berlusconi sarebbe costato la ennesima gogna. Questo lo pensa anche il più sprovveduto. Mentre Grillo, giova dirlo , come padre merita rispetto, da padre-padrone dei Cinquestelle non merita alcuna comprensione. In questa circostanza ci viene in mente la risposta che Renzi gli riservò, quando lui infierì sul padre e la madre coinvolti in una vicenda giudiziaria, il seguente messaggio: “Beppe, vergognati , torna umano”. Forse Grillo ha cercato di esserlo per la prima volta ma non gli è riuscito. Pareva un indemoniatodisperato , non sapendo più a che appigliarsi. Non è facile cambiare, se si passa una vita a insultare. Fino a quando era un “capopopolo” una democrazia come la nostra , che ne ha viste di cotte e di crude, poteva anche tollerare certe sue “spacconate”. Ma oggi non si può più sorridere e definire “show” le sue minacce. Il fondatore di un Movimento, al governo da tre anni, da “miracolato”, che, ha guidato la delegazione parlamentare pentastellata nelle consultazioni per il varo del governo di unità nazionale, non può più permettersi uscite del genere. Desta molto interesse la sollevazione del Pd, il fastidio del suo leader, che Grillo definì in passato sprezzantemente il “nipote dello zio”: la misura è colma, un personaggio del genere è sempre più inaffidabile. Un buona notizia, da seguire con molto attenzione, dopo tre anni di Legislatura, in cui si è assistito spesso al disprezzo delle regole più elementari con molti politici, che si sono turati naso, bocca e orecchie per servirsi dei voti aggiuntivi dei Cinquestelle e tirare a campare. Ieri sera, in quello che si va sempre più configurando come un vero processo alla volubilità di Grillo, arriva il colpo di scena. Conte, accortosi che il suo silenzio tra tante critiche al capo , appariva molto netto, è corso ai ripari. Ma lo ha fatto nel modo peggiore, dando la sensazione di parlare più che da leader in pectore del M5S da portavoce di Grillo. “È sconvolto e provato, come lo è tutta la sua famiglia - ha detto e ha aggiunto - si rinnova il nostro rispetto per il lavoro delle toghe”, ricordando inoltre che “il M5S ha sempre sostenuto le donne nelle loro battaglie”.