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Berlusconi e Renzi: due spine nel fianco

Opinionista: 

Centrodestra e centrosinistra hanno un problema comune: l’esistenza, al loro interno, di forze non in linea con le rispettive maggioranze. Il centro destra ha Silvio Berlusconi che, nell’ennesima riedizione del “rieccolo”, appellativo a suo tempo coniato da Indro Montanelli per le frequenti "rinascite" di Amintore Fanfani, si dissocia dalla linea di Matteo Salvini e di Giorgia Meloni; nel centrosinistra è Matteo Renzi, con la sua "Italia viva", a sganciarsi da Pd e Cinquestelle mettendo in forse la permanenza di Giuseppe Conte alla guida del governo. Renzi e Berlusconi sono evidentemente animati da un intento comune: quello di acquisire, con posizioni originali, consensi all'interno delle coalizioni alle quali appartengono. Dice Berlusconi, contestando la linea sovranista di Salvini e della Meloni: "Davanti alla crisi economica del paese, la tesi del "facciamo da soli" è un espediente da illusionisti". L'Italia non può pensare di uscirne senza un sistema di alleanze internazionali ed europee. È una più che evidente presa di distanze dai suoi attuali alleati con i quali, del resto, il Cavaliere si è associato per mere ragioni di opportunità ma dando, in più di un'occasione, segni di insofferenza. Sostiene, a sua volta, Renzi, contestando le più recenti scelte del capo del governo: "Ora basta! Non possiamo calpestare i diritti costituzionali con un decreto del presidente del Consiglio. La ripresa è lenta. Non si rendono conto che in autunno ci sarà una carneficina di posti di lavoro". E, intervenendo al Senato, rivolgendosi al premier, ha detto senza mezzi termini: "Se sceglie la strada del populismo, non ci avrà al suo fianco. Non abbiamo negato pieni poteri a Salvini per darli ad un altro". Sono dichiarazioni che, quantomeno, appaiono come un preannuncio di rottura. Parole dure quelle del Cavaliere e del leader di "Italia viva" che inducono alcuni osservatori a prefigurare la possibilità di una sorta di rivoluzione copernicana che porti Berlusconi a entrare nella maggioranza e Renzi a schierarsi all'opposizione. Si pongono, a questo punto, due interrogativi: esiste la concreta possibilità che un'operazione di questo tipo si realizzi? E si tratterebbe, per la vita politica italiana, di un fatto positivo o negativo? Per quanto concerne la risposta alla prima domanda - premesso che in politica vale la regola del "mai dire mai", dobbiamo esprimere il nostro scetticismo. È certamente vero che i due protagonisti di questa vicenda, non premiati dai sondaggi, cercano di conquistare nuovi spazi e che, nei corridoi dei palazzi della politica, si sussurra - anche se i diretti interessati smentiscono - di ripetuti incontri di Berlusconi con esponenti del governo (compreso lo stesso Conte) e di "vis à vis" segreti tra i due Matteo, ma sarebbe utile alla politica italiana un simile ribaltone? La nostra risposta è un rotondo no e ci auguriamo che le voci al riguardo si rivelino come false notizie (il termine in uso è "fake news", ma preferiamo non adoperarlo per una nostra personale allergia agli anglicismi). La politica italiana è già in preda ad un vero e proprio stato confusionale. La mini rivoluzione" che da qualche parte viene prospettata aggiungerebbe confusione a confusione. È vero, piuttosto, che sia Berlusconi sia Renzi hanno diritto ad un maggiore ascolto all'interno delle rispettive coalizioni: il primo non fosse altro che perché sia Meloni, sia Salvini, che ora sono impegnati a emarginarlo, gli devono molto; il secondo perché, nonostante sia il solo nella maggioranza a produrre idee, è oggetto di una canagliesca demonizzazione. Ma, nella vita abituale la gratitudine è merce non rara, ma rarissima. Figuriamoci in politica....