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Centrodestra al palo? È mancata la passione

Opinionista: 

In queste ore, mentre tutta l’attenzione è rivolta al “caso De Luca”, al centro di un consulto tra esperti di diritto amministrativo, costituzionalisti e non, per stabilire quali “tappe” o “toppe” siano più per potergli far governare la Regione senza la spada di Damocle della Legge Severino, c’è una parte politica, quella soccombente di centrodestra, che comincia a interrogarsi sulla sconfitta. Per ora ancora timidamente con interviste protocollari, da esito deludente, non senza però - è questo il nuovo dato di fatto - più di qualche interessante appunto per risalire la china. Ci uniamo anche noi, come neutrali osservatori, in questo auspicabile dibattito prendendo spunto da un giudizioso, sorprendente “precetto” di saggezza popolare che ci ha molto colpito nel leggere l’autobiografia di Gianni Lettieri “L’imprenditore scugnizzo”. Nell’evocare le esperienze della sua educazione familiare - al tempo stesso, calorosa e spartana - Lettieri racconta che, di fronte alle difficoltà della vita, suo padre, operoso commerciante della Duchesca, era solito dire: “Ricordatevi sempre: una sconfitta può essere una vittoria rimandata”. Roba da far impallidire i moralisti classici per quanto di positivo lasciava balenare nel mezzo di un rovescio, non solo per l’auspicio di rivalsa che porta in sé ma anche per tutto quello che si presuppone quale condizione indispensabile per venirne fuori e cioè: passione, passione, e ancora passione. Valori essenziali per ogni tipo di impresa che - prima di diventare esperienza di vita di un laborioso commerciante della Duchesca - ha costituito più di un secolo prima l’imperativo categorico di un grande pensatore come Francesco De Sanctis, per il quale a fare la differenza tra normalità e distinzione, tra mediocrità e eccellenza, tra resurrezione e declino, è la passione. Potrà apparire una forzatura ma sta qui la corretta chiave di lettura per capire il passato esaltante di Forza Italia, un presente poco lusinghiero e un futuro tutto da “ricostruire”. Nel 1994, quando questo partito nacque, oltre che a essere animato da forti motivazioni per sbarrare la strada alle sinistre rimaste sole in campo in seguito all’asfaltatura giudiziaria dei partiti di democrazia intermedia, cattolica, laica e socialista, lo fu anche per una decisa e forte carica di passione del suo leader, divenuta stimolo di un successo senza eguali. Da allora il suo percorso di vittorie e di sconfitte si è puntualmente articolato in base alla intensità con cui si manifestava la “passione” politica, cui Berlusconi ha fatto ricorso ogni qual volta occorreva “rifondare” il partito. In quest’ottica si può leggere chiaramente il successo di Toti in Liguria e anche la scontata sconfitta di Caldoro in Campania. Ma si sa che le ciambelle non sempre riescono con il buco. Che, in Campania, è stato gigantesco nell’aver preteso di fare di un ronzino un purosangue. Largo alla passione, una grande risorsa, nel pantano limaccioso della politica.