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Città metropolitana, ovvero: de Magistris e gli assenteisti

Opinionista: 

Acosa serve la Città metropolitana? Se lo chiediamo al sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, ci risponderà convinto che il nuovo organismo può contribuire a rilanciare il territorio partenopeo. Se non altro, perchériconduce ad una area più vasta e gestibile problemi che sono stati finora affrontati in maniera frazionata e segmentata. Un esempio? La rete dei trasporti e della viabilità. Se, tuttavia, qualcuno mette a confronto l’attuazione della riforma Delrio in metropoli come Milano e Napoli, si rende conto immediatamente che, dalla pianificazione strategica del nuovo ente fino alla partecipazione delle associazioni di categoria alla elaborazione delle politiche metropolitane, il capoluogo lombardo è marcatamente più avanti. Colpa di de Magistris, che, in attesa delle condizioni per procedere all’elezione diretta, è allo stato anche sindaco metropolitano? La risposta immediata sarebbe sì, ma peccherebbe di superficialità. Per de Magistris, e su questo non si vede proprio come gli si potrebbe dare torto, il nuovo ente deve vivere della partecipazione e del contributo fattivo di tutte le sue articolazioni. Il problema è quando si passa dal dire al fare. Un esempio clamoroso è offerto dal desolante spettacolo offerto dalle convocazioni dell’organismo maggiormente rappresentativo della Città metropolitana. Si tratta della Conferenza metropolitana, una sorta di assemblea cui sono chiamati a partecipare i sindaci di tutti i 92 Comuni della provincia. Ebbene, all’ultima convocazione, de Magistris si è trovato a chiacchierare con solo sei, diconsi sei!, suoi colleghi. Gli altri? Hanno marcato visita. «Ho tanto da fare nel mio Comune, figuriamoci se posso perdere tempo con la Città metropolitana », ha dichiarato uno di loro. Qualcun altro, dopo aver disertato l’appuntamento, non ha trovato niente di meglio che prendersela col sindaco di Napoli per la penuria di progetti del territorio provinciale nella ripartizione dei 308 milioni effettuata nell’ambito del Patto per Napoli siglato con la Presidenza del Consiglio. È vero, statisticamente: meno di 8 milioni riguardano il resto dei Comuni, il resto va a finanziare progetti di Napoli città. Ma è evidente che, se manca la partecipazione, se nessuno crede nella riforma, de Magistris non può che prenderne atto. Tutto gli si può chiedere, meno che produrre progetti anche per conto dei suoi colleghi, troppo occupati a curare l’ordinaria amministrazione dei loro municipi per accettare sedi di confronto più vaste e ambiziose