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Comprendere è impossibile, conoscere è necessario

Opinionista: 

Con ogni probabilità i commenti giornalistici di oggi sono dedicati in massima parte ai risultati delle elezioni regionali in Emilia e in Calabria e i lettori saranno in massima parte distratti e non guarderanno il calendario che reca la data 27 gennaio. Siamo ormai abituati al fatto che le date di celebrazioni e anniversari durano lo spazio di un mattino e che difficilmente ormai il lettore medio, sempre più digiuno di storia, sappia che cosa vi sia dietro un freddo numero. Ma ci sono eventi la cui memoria dovrebbe restare indelebile e costituire il pilastro di una società libera, aperta, ospitale, antirazzista. Il 27 gennaio non è una data commemorativa o celebrativa come tutte le altre; essa è legata ad un evento unico, incancellabile, inobliabile: il ricordo della liberazione degli ultimi internati nel terribile campo di concentramento di Auschwitz, diventato ben presto il simbolo massimo della ferocia e dell’odio dell’uomo verso l’altro uomo. E la coscienza può, deve assolutamente risvegliarsi anche nel nostro paese dinanzi allo stillicidio di episodi di intolleranza, di aperto antisemitismo, di disprezzo e di inaudita violenza verso chi ha la pelle di un altro colore, verso chi prega per un altro dio. Certo fa male  come un pugno in piena faccia leggere su una porta di Mondovì, dove vive il figlio di una partigiana deportata nei lager,  Juden hier (Qui ci sono ebrei) e non si può dar torto a Ezio Mauro quando afferma che stiamo scendendo nell’abisso senza sapere dove arriveremo. Proprio per questo è arrivato il momento di affrontare seriamente un fenomeno che travalica la singolarità di un atto stupido e assume l’inquietante dimensione di un atteggiamento, grazie anche al codardo anonimato del web, che sta assumendo preoccupanti dimensioni. A tal fine bisogna assolutamente coinvolgere le scuole di ogni ordine e grado perché coinvolgano gli studenti in momenti di studio e di riflessione che abbiano al centro il tema dei diritti umani, della pacifica convivenza tra popoli e religioni, della storia delle persecuzioni contro popoli, razze e nemici politici. Mi trova pienamente consenziente la proposta di Milena Santerini, una pedagogista nominata da Conte coordinatrice per la lotta contro l’antisemitismo e il razzismo,  di applicare in Italia le stesse sanzioni della legge francese e tedesca che è allo studio e che prevede multe di milioni di euro alle grandi piattaforme se non rimuovono i contenuti di odio. Basti pensare, secondo dati apparsi sui quotidiani, che solo negli ultimi due mesi sono apparsi oltre 63000 post contro gli ebrei. Finisco lasciando la parola al monito di Primo Levi sullo sterminio degli ebrei, ma anche degli antifascisti, dei Rom, degli omosessuali, degli storpi, dei bambini usati come cavie dal famigerato dott. Mengele. Ha scritto Primo Levi: “Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre”. Ad esso affianco il manifesto di Jean Blanchot apparso sul “La Lettura”, supplemento del “Corriere della Sera”: “Non dimentico Non perdono Non Odio, ma l’indifferenza è più colpevole della violenza stessa”