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Confindustria e sindacati: un conflitto che preoccupa

Opinionista: 

Si sta profilando quel che affidavo ad una mia intervista del 14 aprile del 2020: il pericolo, che nella fase di necessaria ripresa dell’attività economica del Paese, si riaccendesse in forme preoccupanti il conflitto tra Confindustria e Organizzazioni sindacali e, per dirla nei suoi termini reali, tra padroni e lavoratori. Da un lato vi è un capitalismo che guarda unicamente ad una crescita esponenziale del profitto e dall’altro un’idea del conflitto sociale che ha come principale obiettivo quello della salvaguardia dei posti di lavoro. Torna di scena così in forme nuove lo scontro tra una consapevolezza sociale che mira non solo alla salvaguardia dell’occupazione e del mantenimento delle diverse tipologie di ammortizzatori sociali, ma anche alla richiesta dell’adozione delle forme di difesa dell’ambiente e del verde e, in prima istanza, alla salvaguardia della salute dell’uomo, e una concezione del modo di produzione, da parte dei vertici delle associazioni degli industriali, che hanno in molte nazioni volutamente ritardato la chiusura totale o parziale delle fabbriche, e che si sono fatti fautori di un modello capitalistico che guarda solo alla crescita del profitto senza tener conto della salute dell’uomo. Lo scenario qui rapidamente descritto ha la sua fonte nella lettera di Carlo Bonomi alle strutture territoriali di Confindustria. Il passaggio fondamentale di essa sta nella proposta di trasformazione “rivoluzionaria” (sic!) dei contratti rispetto a una formula ritenuta ormai vecchia – quella dello scambio tra salari e orari di lavoro – e assolutamente da trasformare, tenuto conto del mutamento indotto dalle tecnologie e dal ruolo decisivo (e inappellabile!) dei mercati e delle nuove modalità di produzione e distribuzione. Vi è poi un pesante attacco agli attuali strumenti di intervento per contenere gli effetti dei licenziamenti, primo fra tutti la cassa integrazione della quale hanno beneficiato – quasi fosse uno scandalo – quasi 10 milioni di lavoratori. Anche il rinnovo dei contratti di lavoro dovrebbe subire – sempre secondo Bonomi – una trasformazione radicale, abolendo il vecchio e consolidato sistema dello scambio tra salari e orario. Infine la volgare e demagogica stoccata finale: un sistema che si basa su un “Paese che deruba le giovani generazioni. Ma l’intrepido presidente di Confindustria non si accontenta solo di attaccare i diritti dei lavoratori e le loro conquiste ottenute dopo anni di lotte e di scioperi, egli parte lancia in resta contro le politiche del governo, le cui scelte e i provvedimenti adottati “non hanno sciolto alcun nodo che imbriglia la crescita del paese”. I sindacati per ora tacciono, ma non perché non abbiano nulla da dire, ma solo per il fatto che le tesi e le proposte di Bonomi non erano state trasmesse alla stampa, trattandosi di un documento interno che però e stato reso pubblico dall’Ansa. Bisognerà aspettare il 7 settembre, quando vi sarà l’incontro Confindustria-Sindacato, ma quel che appare certo, come da non poche fonti giornalistiche è stato osservato, è che assisteremo a un duro confronto tra un nuovo partito, quello della Confindustria, e il Sindacato.