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Controlla la tua spesa, telefona al governo!

Opinionista: 

Spesso si fa ricorso al popolare detto “la storia è maestra di vita”, più per infiorare l’enfasi dialettica di un discorso che per far tesoro di un insegnamento, utile per ogni esperienza o circostanza. Venendo alle vicende odierne, nessuno si sogna di paragonare la crisi del Coronavirus con quelle più drammatiche del nostro passato, di cui l’Italia, Napoli in particolare, sono state più volte colpite nel corso dei secoli. Ma, attingendo alla storia, è giusto, anzi saggio aver presente ciò che può servire come prezioso consiglio in questo delicato momento per il nostro Paese e non solo per il nostro Paese.  Questi gli aspetti su cui riflettere: non attribuire colpe sommarie senza avere prove oggettive per farlo; verificare costantemente i criteri, fin qui adottati, nel fronteggiare la crisi, non dare nulla di scontato e essere pronti anche a cambiare tutto; punire  la irresponsabilità di chi per leggerezza, spregiudicatezza diventa “untore”, un propagatore del virus; e, infine, stanare coloro che, per ingordigia, egoismo,  diventano “untori” di ben altro  contagio: il “contagio speculativo”. Un fenomeno sempre in agguato, riaffiorante in ogni emergenza con gli alibi più vari, anche in questa che stiamo vivendo. Così non si fa altro che accentuare le conseguenze del male e, con essa, la escalation inevitabile dell’incubo e della paura, di per sé destabilizzanti nel caricare ulteriormente la tensione connaturale a vicissitudini del genere.  Se però in passato, le conseguenze di talune epidemie furono deleterie, in tempi di economia globale, in cui ogni pioggia diventa un ciclone per gli effetti a catena e interdipendenti, sono addirittura devastanti. Oltre a far saltare ogni regola, possono generare un panico incontenibile, una sorta di paralisi progressiva, a favore soltanto dei profittatori di ogni risma. Difatti monta sempre più la preoccupazione sul fronte dell’economia, già da tempo sotto cura, figuriamoci poi in queste ore, caratterizzate da tanti disperati appelli. Non c’è settore che, attraverso i propri organismi rappresentativi, non chieda aiuto e interventi allo Stato con parole prefiguranti vicina la via del baratro se non ci sarà ascolto. Noi riteniamo che la supplica sia giusta ma, allo stesso tempo, siamo anche convinti che essa potrà essere più produttiva e efficace se rivolta direttamente, attraverso canali istituzionali a chi di dovere, a un “gabinetto di crisi”, operativo non politicizzato, capace di agire senza “lacci o lacciuoli”. Così si finirebbe di trasformare i telegiornali in una tribuna di molteplici lamentazioni e il Paese in un lazzaretto. Era inevitabile, anzi c’era da mettere subito in agenda l’evenienza che, a ridosso della primavera, il settore del turismo sarebbe stato il più colpito dalla criticità Coronavirus. Tuttavia c’è tempo per recuperare e provvedere. A riguardo vorrei ricordare, e qui è importante conoscere la nostra storia, che, nel 1973, in seguito alla guerra del Kippur di Siria e Egitto  contro Israele e della conseguente crisi petrolifera causata dalla decisione punitiva dei Paesi dell’Opec di ridurre la estrazione  di petrolio, per la prima volta vi fu un freno al ciclo di sviluppo economico, che aveva caratterizzato l’Occidente negli anni Cinquanta e Sessanta. In quella circostanza, il nostro Paese tra i più colpiti, fece di necessità virtù: l’allora ministro dell’Industria del governo Rumor, Ciriaco De Mita, contrastò il proposito strisciante e speculativo dell’aumento dei prezzi, attraverso una controffensiva, condotta in tutt’Italia con manifesti murali, in cui si chiedeva  a ogni cittadino: “Controlla la tua spesa, telefona al governo”. Il risultato fu positivo, scoraggiò molti profittatori.  Perché non si replica questo civile invito in una critica circostanza come quella odierna?