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Costruire una Unione Europea della salute

Opinionista: 

Forse è il caso di tornare a riflettere con maggiore ponderazione sul discorso di Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione Europea, sullo stato dell’Unione. A ripercorrerne i passaggi fondamentali, credo si possa cogliere l’importanza di un filo conduttore che guarda alla Commissione Europea come “il motore della ripresa sostenibile (…) che fornirà all'Europa una piattaforma globale per assumere un ruolo guida a livello economico, ambientale e geopolitico”. Mi ha colpito un’affermazione della Presidente attorno alla quale si dovrebbe sviluppare tutto il progetto sociale, politico ed economico della Commissione: la lotta senza sosta al Coronavirus e le necessarie misure di protezione e progressiva riduzione del contagio, attraverso la costruzione di una vera e propria unione europea della salute, adeguatamente finanziata e la costituzione sia di un’Agenzia europea per i medicinali, sia di un centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie virali. Non si tratta, io credo, di mere dichiarazioni propagandistiche, tant’è che von der Leyen ha sollecitato ad avviare un confronto concreto sulla imprescindibile necessità di ampliare l’ambito delle competenze dell'Unione Europea nel settore della salute. E ciò già dovrà costituire un punto centrale nell’ordine del giorno della prossima conferenza sul futuro dell'Europa. Ma la Presidente ha affiancato ai temi e ai problemi della salute, anche un chiaro appello volto a sottolineare il ruolo fondamentale dell’economia sociale di mercato europea, messa in grado “di proteggere i lavoratori e le imprese dagli shock esterni”. Ancor più incisivo sul piano delle garanzie nelle politiche sociali è l’impegno di presentare un quadro giuridico per la fissazione del salario minimo, alla luce del fatto che "il salario minimo funziona, ed è ora che il lavoro sia retribuito". Buona parte del suo intervento, la Presidente lo ha dedicato alla riduzione delle emissioni di CO2 per il 2030 dal 40 % ad almeno il 55 %. Ciò metterà l'Ue sulla buona strada per conseguire la neutralità climatica entro il 2050 e per rispettare gli obblighi derivanti dall'accordo di Parigi. Entro la prossima estate la Commissione sottoporrà a revisione tutta la normativa dell'Ue in materia di clima ed energia in modo che si sia "pronti per il 55 %". Infine, la Presidente aveva annunciato che nel giro di una settimana la Commissione avrebbe presentato un “nuovo patto per l’emigrazione”, basato “sull’umanità, la solidarietà e una distinzione tra coloro che hanno il diritto di rimanere e coloro che questo diritto non hanno”. Puntuale all’appuntamento è arrivata la bozza di riforma del regolamento sull’accoglienza che certamente aprirà uno scontro con i quattro Stati di Visegrad, l’Austria e i paesi baltici. È un meccanismo che interessa innanzitutto l’Italia e la Grecia. Per ora tutto è ancora in una fase preparatoria e penso che sarà dura fare accettare a molti Stati europei la clausola del meccanismo di solidarietà obbligatoria. È troppo presto per fare previsioni e temo che vi saranno correzioni e emendamenti che attenueranno i lati positivi di una riforma altamente umanitaria. Certo è che i numeri che riguardano l’Italia sono l’ennesima testimonianza del fallimento dell’accordo di Dublino: su 500.000 persone sbarcate sulle nostre coste negli ultimi 5 anni, solo 13.500 sono state ricolloca te in Europa. Si spera che la Presidente von der Leyen sappia gestire con fermezza i passaggi non facili di questa situazione che potrebbe, se passassero le posizioni dei paesi contrari, contraddire nei fatti un coraggioso piano europeo di lotta contro il razzismo, dando maggior peso alle leggi in materia di uguaglianza, anche ampliando l'elenco dei reati a tutti i crimini di incitamento all'odio fondati sulla razza, la religione, il genere o l'orientamento sessuale.