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Covid-19: la ricerca di un vaccino ideale

Opinionista: 

La fragilità dei sistemi sanitari a livello mondiale, le contraddizioni delle informazioni e delle indicazioni per le popolazioni e le paure generatesi tra le comunità dei più importanti Paesi del mondo hanno indotto la Fondazione Mediterraneo e i suoi esperti a sottolineare la necessità ormai non più procrastinabile di pervenire alla produzione e diffusione di un vaccino sicuro ed accessibile a tutti: il vaccino ideale. Da quando è stata messa in evidenza la proteina Spike, relativamente al possibile utilizzo come vaccino al Coronavirus, avevamo sognato di aver risolto il problema. Oggi invece ci troviamo a dover fronteggiare una nuova realtà ovvero quella di trovare soluzioni alternative più valide. Tutti i vaccini in circolazione sono basati proprio sull'azione diretta della proteina Spike, ma i ricercatori della Northeastern University di Boston, dopo un’ultima analisi, ipotizzano che possa essere proprio la proteina virale “S” ad innescare i fenomeni trombotici, legando l'ormai noto recettore Ace 2 sull'endotelio (rivestimento interno) dei vasi e scatenando così la cascata di eventi che porta alla formazione dei trombi. Fino a prima di questa crisi senza precedenti, tutti avevamo concordato sulla definizione di vaccino come “metodo di immunizzazione attraverso l'inserimento nel corpo umano di un agente patogeno attenuato o di una sua subunità”. Purtroppo, alla maggior parte sfugge che la somministrazione della proteina “S” ha una fase di assorbimento che la porta nella circolazione sistemica per cui l'organismo riconosciutola come corpo estraneo produce gli anticorpi selettivi contro la proteina stessa. Conseguentemente questa proteina non è sotto controllo e anche i rischi collegati sono assolutamente imprevedibili. Ultimamente questo rischio di complicanze è stato oggetto di revisione dalla letteratura ed è stato appena pubblicato sull’ European Journal of Internal Medicine l’articolo “Sars Cov2 Vaccines: Lights and Shadows”, in cui si fa il punto sulla proteina “S” e sul suo possibile ruolo nell'indurre alterazioni della funzione endoteliale e della aggregabilità piastrinica; tale imprevedibilità potrebbe spiegarci anche la suscettibilità delle persone senza un rischio tromboembolico noto. Siamo sempre in attesa di vaccini tradizionali che non pongano questi problemi. Recentemente l'Ema ha concluso affermando che gli eventi trombotici insoluti dei vaccini dovrebbero essere elencati come effetti collaterali. Non la pensiamo allo stesso modo e riteniamo che con gli attuali vaccini siamo tutti oggetto di una sperimentazione di massa. Perché si va alla ricerca di un vaccino di lunga e totale copertura immunitaria? La risposta è semplice: il virus è composto da 27 proteine. I vaccini attualmente in uso ne combattono solamente una e quindi danno una immunità parziale e limitata nel tempo. In conclusione, secondo l'Ema, il vaccino ideale dovrebbe avere un elevata immunogenicità e una capacità consolidata di indurre risposte immunitarie efficaci. A tutt'oggi, inoltre, non si è preso in considerazione il soggetto da vaccinare per tenerlo indenne da eventuali complicanze ed eventuali rischi post-vaccinali. Sarebbe, pertanto, opportuno inserire nel protocollo vaccinale, anche come prevenzione, queste due ulteriori indagini: 1) Verificare la normo-funzionalità del sistema immunitario per essere certi che il soggetto sia idoneo e possa essere in grado di sopportare il vaccino. Questa indagine, cioè la tipizzazione linfocitaria, si effettua con un semplice prelievo di sangue. 2) Valutare un eventuale rischio trombotico ereditario e quindi una predisposizione conosciuta da tenere in seria considerazione anche per il futuro, vista l'alta frequenza di questa predisposizione. L’indagine da fare (pannello trombofilico) è la ricerca della variante genetica fattore II e fattore V Leiden nonché Mthfr e altri. Concludiamo con l’appello della Fondazione Mediterraneo: unire i nostri sforzi per proporre un piano comune per questa pandemia perché altrimenti il raggiungimento di una soluzione sarà un sogno. 

*Ematologo e già responsabile del Centro di Immunoematologia del Santobono-Pausilypon, già componente del Consiglio Superiore della Sanità . Ha collaborato Fabio Perricone, medicina clinica e sperimentale