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Covid-19, vaccinazioni ed indagini da valutare

Opinionista: 

Sicuramente bisognerebbe evitare di vaccinare i soggetti che in passato sono stati contagiati da Covud-19. Finora non c'è unicità di vedute nel mondo scientifico, molti consigliano di praticare un esame sierologico, nello specifico, sarebbe utile valutare il titolo anticorpale. Se i livelli risultassero molto bassi, si potrebbe valutare l'opportunità di praticare una sola dose di vaccino. Se il titolo anticorpale fosse molto alto, la vaccinazione potrebbe determinare il fenomeno Ade. Questo meccanismo viene definito Ade (dall’inglese Antibody-dependent Enhancement), traducibile come “intensificazione [dell’infezione] anticorpo-mediata”. Si tratta di un'amplificazione infiammatoria dovuta agli anticorpi aumentati in maniera esponenziale, che potrebbe causare eventi trombotici. Viste le teoriche complicazioni trombotiche, sarebbe opportuno verificare la trombofilia genetica, la predisposizione ereditaria ad eventi trombotici nei soggetti da vaccinare, almeno con lo studio delle due varianti che hanno maggiore rischio trombotico in Europa ed alta incidenza sulla popolazione, quali il Fattore II (protrombina) incidenza 2-4% ed il Fattore V (leiden), incidenza 3- 5%. La trombofilia genetica è indagata attraverso il Pannello trombofilico ed è un'indagine genetica, tramite tale indagine si individuano i soggetti con predisposizione ereditaria. Accertato il rischio, potrebbe ipotizzarsi come eventuale profilassi una terapia con eparina a basso peso molecolare. Dopo la vaccinazione si dovrebbe verificare l'efficacia del vaccino, ciò è possibile attraverso la ricerca degli anticorpi anti-spike. La spike è la proteina di cui il virus si serve per agganciare le cellule umane penetrando e diffondendo la malattia. Attualmente non è possibile verificare l'immunità di memoria dei vari vaccini (l'immunità di memoria è la capacità di non essere infettati dal virus ad un successivo contatto). Ad ogni modo, è di fondamentale importanza, valutare lo stato di normofunzionalità del sistema immunitario principalmente nei soggetti da vaccinare. A questo scopo, bisogna controllare le classi linfocitarie (linfociti T e linfociti B), questa indagine è possibile tramite la citofluorometria di determinati componenti linfocitari valutati nel Seven test. Il Seven test valuta una serie di parametri che nel loro insieme ci permette di determinare lo stato di normofunzionalità del sitema immunitario. Tale valutazione avviene attraverso lo studio dei linfociti. I linfociti sono globuli bianchi che svolgono un importante ruolo nell’omeostasi immunitaria e si dividono in: - Linfociti T: responsabili della risposta immunitaria cellulomediata. A loro volta si dividono in Linfociti T helper e Linfociti T citotossici; - Linfociti B: responsabili della risposta immunitaria umorale. Producono gli anticorpi (immunoglobuline); - Cellule NK: un particolare tipo di linfociti ad attività antitumorale e anti-virale. Nello specifico sono valutati i sette fattori. Tali parametri, identificati nel Seven-test, sono utili e necessari per individuare i soggetti a rischio per quanto riguarda la somministrazione del vaccino anti-Covid19.

*Ematologo e già responsabile del Centro di Immunoematologia dell’Aorn Santobono Pausilipon, già componente del Consiglio Superiore della Sanità