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Da Ornella Vanoni a Mastelloni e Rizzo

Opinionista: 

Se ne dovrebbero vergognare. In fondo, umiliando la culla definitiva della civiltà mediterranea, i nordici per fatalità distratti, infangano irragionevolmente loro stessi. Dimenticando che Napoli ha inculcato loro la stilla di sapere, indispensabile per presentarsi da uomini al cospetto della storia. E fa niente pure lo scorno che – con motivata ragione – la città prova adesso, specchiandosi nei loro occhi. E guadagnando la consapevolezza del torto che ha osato fare all’umana conoscenza. Per la fottuta pretesa di indottrinarli, disinteressandosi delle loro misere potenzialità cognitive. Perché mentre il disattento Nord si dilettava sulle sorti della fabbrichetta di famiglia (volta all’irresponsabile tornaconto personale e non ad accumulare ricchezza per un Paese finito sull’orlo del baratro) il Sud si (auto) conferiva l’incarico di tenutario della dottrina di un popolo. Scelta disagevole, ma che lo pone, adesso, fuori da ogni crisi. Concesso che, a differenza dell’economia “reale” legata alle sorti terrene dello spread, il sapere è incrollabile. Bene, direte voi. E lo è. Ma cosa accade adesso che i teorici dell’alta finanza sono al fallimento? Una miserevole e immotivata aggressione a Napoli. Chi nell’impeto di rabbia, vuoi per la miseria culturale, ci cascano in troppi. Prima che Pino Daniele se ne vada, salutato con indecenza dalle polemiche settentrionali sul doppio funerale, ci inciampa Leopoldo Mastelloni. «Mi sento romano – tuona – Napoli è malfamata, sono contro i diritti agli omosessuali. È un percorso di guerra. Inoltre sarebbe per me impossibile tornare a viverci, in quanto non esiste lì una vita artistica internazionale ». Napoli, che gli ha dato i natali e perfino sfamato (a torto) le sue smanie attoriali, ascolta. Si indigna. Ma digerisce e dimentica in fretta. In fondo si tratta solo di un Mastelloni qualsiasi. Peraltro, ragiona il gotha cittadino, null’altro puoi mettere nelle aspettative, se la mente pensante è un avanzo di telereality show. Poi giunge la morte di Pino. E mille polemiche. Il dolore, a buona ragione, si ingrossa. Seguono le invettive di Giacomo Rizzo. Rabbiose. E insopportabili. Perché Giacomo non è il Mastelloni che si infuria per i furti in casa. Come se Roma, dove ha scelto di vivere, non fosse la raccontata Capitale del malaffare. Giacomo è un artista dotato di sapienza e capacità cognitive. Il dolore si fa allora lancinante. Poche ore fa, per finire, capita a Ornella Vanoni. Indotta al dileggio dall’aria malsana che tira. Ma si scusa. Spiega. Chiarisce. E l’accogliente cuore della città perdona. Purché sia l’ultima. Perché Napoli – spieghiamo a Mastelloni – non è la Roma papalina che si irride “pecorona”. Non è supina. E non racconta la storia: la fa. Anche per lui. Ne sarebbe consapevole se leggesse altro all’infuori del copione di un reality.