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Da variabile a fisso: l’odissea del mutuo

Opinionista: 

Per partecipare a pubblici appalti le imprese devono avere, come prerequisito fondamentale, il Durc, ovvero il documento unico di regolarità contributiva. È un obbligo condivisibile. Quel documento certifica che sei in regola con la tua forza lavoro, non hai operai in nero, provvedi regolarmente ad assicurare i versamenti per le loro pensioni. La burocrazia ha reso per anni complicato rinnovare il Durc. Fino ai nostri tempi, quando le imprese sono supportate da esperti e associazioni che, dopo avere instaurato rapporti privilegiati con l’amministrazione, sono in grado di accelerare e snellire le procedure. Quello che stupisce, non è la richiesta dello Stato agli imprenditori di fare il loro dovere. È il fatto che il rigore si stempera, di fatto, quando i destinatari di prescrizioni sono gli intermediari creditizi. Il famoso principio che le banche non possono fallire sembra estendersi al punto da configurare la liceità di comportamenti volti, se non a trasgredire le norme, a rendere più tortuosa l’applicazione di diritti (dei cittadini) e l’assolvimento di oneri (per gli istituti). Ad avvalorare questa tesi è quanto sta accadendo in queste prime settimane del nuovo anno, in tema di trasferimento del mutuo da variabile a fisso. Non siamo in grado di esporre gli esiti di un’indagine a tappeto, ma abbiamo diversi riscontri empirici, da cui risulta che quella che sembrava un’opzione sacrosanta assicurata dalla Legge di bilancio non viene affatto recepita automaticamente da certe filiali. C'entrano poco politiche poste in atto dai vertici degli istituti di credito. Incide soprattutto l'approccio burocratico (alla fine si scivola sempre lì, in Italia!) di molti dei loro funzionari. Una eccessiva prudenza, uno stillicidio di documentazioni, un continuo rimando ad autorizzazioni superiori che prima o poi arriveranno, ma forse più poi che prima. Un percorso intricato su cui sono costretti a procedere, perdendo tempo e denaro, cittadini comuni in condizioni economiche certo non floride. Non va dimenticato, infatti, che il trasferimento automatico (si fa per dire!) è concesso solo a soggetti con Isee sotto i 35 mila euro, per mutui che non superino il valore di 200 mila euro, per i quali non siano mai state pagate in ritardo le rate. Ebbene, neppure per chi riesce a superare questa griglia di condizioni, si spalanca il sorriso bonario del quadro o del dirigente della filiale. Torni fra quindici giorni, aggiunga il nuovo incartamento, e non perda la speranza!