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Via dalla Campania per meglio curarsi

Opinionista: 

Se ne sono visti tanti, in giro, che finalmente qualcuno se ne è accorto. La Corte dei Conti ha così aperto gli occhi e ha stabilito che di primari ne avanzano, in Campania, ben 523. Più loro che malati e posti letto. A Nola il colmo: un primario per un solo posto letto. Immaginiamo le cure “affettuose” e “interessate” di cui l’unico malato era destinatario! Se fosse stato dimesso, il reparto avrebbe rischiato la chiusura. Come dire: c’è soltanto un modo per assicurarsi una vita lunga: un primario per ogni paziente. Non esiste però solo surplus di primari: accertate 2mila indennità di troppo per dirigenti non utilizzati. Uno sperpero continuo, sottolinea indignata la Corte dei Conti. *** Una fuga. È quella dei campani che, ogni anno, vanno fuori regione, o all’estero, per le cure di cui hanno bisogno. L’anno scorso ne sono stati contati oltre 132mila per una spesa, sempre a carico della nostra Regione, di ben 281 milioni di euro. Ma come: in Campania non ci sono attrezzature sanitarie adeguate? Molti medici giurano che ci sono. Ma se la fuga non si arresta, vuol dire che troppe cose non funzionano: o le “eccellenze” esistono ma nessuno le conosce, oppure i servizi sono mal distribuiti sul territorio regionale. *** Fuga delle partorienti. Alcuni anni fa il manager di una Asl flegrea lanciò l’allarme: per come si vive male, in Campania la vita di ciascuno di noi si accorcia mediamente di due anni. Diventato responsabile dell’agenzia sanitaria (allora Arsan) Pier Luigi Cerato inviò un rapporto al Ministero della Sanità. Alle donne in gravidanza veniva dato un consiglio: se volete che i vostri bambini vivano due anni di più, perché non andate a partorire lontano dalla Campania? *** I costi. Una vera emorragia di denaro pubblico: tasse da record e servizi spesso scadenti, ticket sanitari (visite e farmaci) più cari che al Nord, pienone di barelle a ogni pronto soccorso, ricorrenti episodi di mala sanità mentre nel bilancio regionale la voce sanità divora il 70 per cento delle risorse finanziarie. Il presidente De Luca ora dichiara guerra senza quartiere. A Salerno per mettere un po’ le cose a posto impugnava le pistole da sceriffo, adesso a Napoli impugnerà le siringhe? Il Governo, intanto, gli manda in aiuto il commissario Joseph Polimeri. *** Rischio Vesuvio. Per dimostrare che c’è e che non dorme, il vulcano non ha bisogno di battere un colpo. Il 5 maggio dell’anno scorso, a Torre del Greco si avvertì una scossa del 2,4 della scala Richter. L’Osservatorio la definì un’anomala attività sismica declassandola a “movimento tellurico a se stante”. Bisogna tuttavia stare sempre in allarme. La Regione ha preso subito le sue precauzioni scaramantiche o punitive. Dalla sala della Giunta hanno immediatamente rimosso il grande quadro “Vesuvius” di Andy Warhol. Non diceva, Eduardo De Filippo, “non è vero ma ci credo?”. *** Zapata, ma quale? Nella battaglia elettorale di Napoli entra un nome famoso. Enzo Rivellini afferma che de Magistris è come Zapata. Ma a chi si riferisce: a Emiliano rivoluzionario messicano del primo Novecento, oppure a frate Zapata celebre per la frase “fate quel che dico, non fate quel che faccio”, oppure al cardinale Antonio Zapata che nel 1600 fece costruire, da vicerè di Napoli, il bel palazzo di piazza Trieste e Trento dove ha sede il Circolo Artistico? Nessuno precisa quale Zapata. È la solita approssimazione della politica! *** Desideri. Il prestigioso poeta napoletano Raffaele Pisani, ora residente a Catania ma con la sua città nativa ben stretta nel cuore, dice: «Vorrei un Sindaco che fosse una stella splendente e non una lampadina fulminata». *** Prudenza governativa. Matteo Renzi parla di trasporti e afferma: «Inaugurerò la nuova Salerno-Reggio Calabria il 22 dicembre». Non precisa però di quale anno e se ci sarà, o meno, il pagamento del pedaggio. Val la pena ricordare che, quando la “vecchia” autostrada venne inaugurata, il libero scorrimento venne decretato da un altro presidente del Consiglio toscano, Amintore Fanfani. Fu visto, allora, come un bell’atto di attenzione verso le regioni meridionali. Caro Renzi, facciamo ora un passo avanti e due indietro?