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De Luca ha mollato l’“armatura”, cerca una via d’uscita

Opinionista: 

«Senza forniture non potremo fare altro che contare i nostri morti... I prossimi dieci giorni saranno da noi un inferno». È una frase da brividi, contenuta in una “apocalittica” lettera che, a sorpresa, Vincenzo De Luca ha inviato al premier Conte. Un devastante fulmine a ciel sereno. Mancano ventilatori polmonari, mascherine, tubi endotracheali, guanti e altri dispositivi sanitari. Uno sconfortante ultimatum per la sopravvivenza: ora percepisci ancor di più il virus che ti aggredisce alle spalle, l’avanzata del nemico invisibile. È davvero guerra. De Luca avverte Conte con il suo classico stile con cui ci ha abituati: «Forse non ci siamo capiti...». No, ci siamo capiti, eccome. Stavolta non è uno show. “Ehi, guardate! Il Re è nudo!”, gridò il bambino della celebre fiaba “I vestiti nuovi dell’imperatore” di Hans Christian Andersen. Alla Corte di Palazzo Santa Lucia nessuna favoletta:  il Governatore è davvero senza vestiti. Anzi, senza armatura. Giù la corazza dell’invincibile, dell’uomo forte. Svaniscono di colpo le caricature di De Luca guerriero, eroe, sanzionatore, superman. Lungi dall’aver toccato il picco del contagio, la Campania stava riscontrando incoraggianti miglioramenti. Catastrofismo, allarmismo esagerato, una comunicazione mal veicolata? Niente affatto, possiamo restare in trincea ancora per poco. «La prospettiva, ormai reale, è quella di aggiungere alla tragedia della Lombardia quella del Sud», avverte il presidente della Regione. Ma da martedì notte a ieri cosa è successo? È evidente che l’impulso e il decisionismo di De Luca abbiano trovato sponda nell’equipe di infettivologi e virologi che lavorano con lui. Però alcuni dubbi vanno sollevati. Intanto la sua entrata, essendo a gamba tesa, è tardiva. Alla luce dei provvedimenti adottati a rilento a Roma, evidentemente non ne ha tratto una lezione, peccando a sua volta di un incomprensibile ritardo. Mette le mani avanti per poi scaricare ogni responsabilità sul Governo? C’è un intento di resa studiata a tavolino? Lo “sceriffo” sa bene che la sanità campana (imbottita di clientele e baronie) non può reggere, che ricadrebbe su di lui la carenza di posti letto e terapie intensive. È allora probabile che cerchi una via d’uscita: confida (“sorretto” peraltro dalle opposizioni) nella nomina di un commissario per l’emergenza? È la fuga dopo annunci roboanti, s’arrende di fronte all’emergenza. Il cerino acceso gli brucia sempre più le dita. Ma non era colui che rivendicava autonomia sparando ordinanze a raffica?