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E ora Manfredi risolva il problema delle case

Opinionista: 

Da anni le politiche abitative sono un argomento da campagna elettorale pronte a scomparire dal dibattito politico appena subito dopo le elezioni nonostante che il diritto alla casa sia generalmente considerato un bisogno sociale. Le prime informazioni che filtrano sulle intenzioni del nuovo sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, sull’argomento sono poco incoraggianti e non lasciano sperare nulla di buono perché non rappresenterebbero l’auspicata necessaria rottura con le scelte della amministrazione precedente. Le condizioni minime di un welfare municipale partono dal principio di dover garantire al maggior numero di cittadini possibile un fondamentale diritto sociale che è quello dell'abitazione perché compito delle istituzioni è quello di favorire che la vita dei propri amministrati si svolga in condizioni rispettose della dignità umana e questo è un compito a cui non si può abdicare in nessun caso. Ma quali sono le notizie filtrate sulle intenzioni di Manfredi? Punto primo, sembra che il nostro sindaco non abbia ancora assegnato la delega al Patrimonio ed alle Politiche per la casa perché vuole spacchettarla tra due o tre assessori; punto secondo, sembra che, scoperto che il Patto per Napoli era una boutade, per ripianare l’enorme deficit delle casse comunali si punti in larga parte sulla accelerazione del processo di vendita delle case popolari. Nei dieci anni da incubo che abbiamo vissuto con de Magistris, il problema della casa non è stato mai nella agenda del Comune. Una delega frazionata tra due assessori, esattamente come vorrebbe fare Manfredi, che si rimbalzavano oneri e responsabilità con il risultato che le stesse organizzazioni sindacali degli inquilini non sapevano con chi parlare. Una situazione che ha prodotto danni gravissimi al patrimonio Erp del Comune, con fabbricati che da anni sono stati lasciati senza manutenzione ed in un degrado crescente, con i cittadini abbandonati a sé stessi e con il sindaco con la bandana che considerava beni comuni solo i locali occupati dai centri sociali. Il dubbio che Manfredi non conosca la reale situazione è forte ed avvalorato da questi primi giorni. I quartieri dove ci sono i maggiori insediamenti di edilizia residenziale pubblica appaiono spesso come distretti con problematiche di dimensioni impressionanti che non hanno alcuna connessione con la restante parte della città e men che meno con la cultura della stessa. Ogni giorno gli inquilini devono fare i conti con le conseguenze della mancata manutenzione nelle case di proprietà del Comune e rispetto a questo occorre che il centro decisionale sia riconoscibile e capace di assumere decisioni, un solo assessore, insomma, perché la politica deve assumersi responsabilità concrete ed oggi gli interventi per mettere le toppe ormai non bastano più. Per questo motivo si spera che l’amministrazione comunale non voglia perdere, come la precedente, l’occasione data da ecobonus e sismabonus che il governo nazionale vuole prorogare ancora, oltre ai fondi del PNRR. Una opportunità unica per garantire risorse ad un piano straordinario di riqualificazione del patrimonio Erp nella direzione di una qualità dell’abitare e della vita che oggi purtroppo non c’è. L’altro punto riguarda l’idea che Manfredi ed i suoi collaboratori avrebbero deciso di puntare con decisione sulla velocizzazione del processo di vendita del patrimonio ERP per dare respiro alle casse comunali. Una scelta già fatta da altri in precedenza con scarsi risultati. Una opzione, non una scelta ineluttabile. Anche senza interventi straordinari del Governo, si potrebbe immaginare, infatti, un percorso che punti, partendo dalla riorganizzazione della macchina comunale e delle società partecipate, ad una lotta senza lotta senza confini ai debiti fuori bilancio, ad un piano straordinario di contrasto vero alle diverse forme di evasione, ad una maggiore incisività della riscossione, alla valorizzazione del patrimonio disponibile e ad un utilizzo adeguato dei fondi europei. La scelta che potrebbe apparire come la più semplice è ovviamente quella di puntare alla dismissione delle case popolari ma per fare ciò occorre che il sindaco rifletta e comprenda che oggi, in epoca post pandemica, non ci sono le condizioni per gli inquilini di poter decidere se intraprendere un’operazione così impegnativa dal punto di vista economico. La politica abitativa è un tassello importante del welfare municipale perché la casa, il poter disporre di una abitazione adeguata alle esigenze delle persone e dei nuclei familiari che non possono provvedervi da soli è un primario principio di giustizia sociale e quelle che saranno le scelte future evidenzieranno una scelta di campo dell’attuale sindaco.