Accessibilità:
-A A +A
Print Friendly, PDF & Email

Estendere alla Città la magia del San Paolo

Opinionista: 

Mentre pensiamo e scriviamo questo titolo, ci rendiamo conto che sarebbe bello, ma che è anche impossibile. L’atmosfera dell’attesa, dell’avvio e conclusione delle Universiadi resta del tutto irripetibile. Una parentesi che rimarrà nella memoria in quanti hanno partecipato attivamente, con schietta passione agonistica, ai 12 giorni di gare, incontri e competizioni. Era da tempo che Napoli non si metteva, o non veniva messa, alla prova della ribalta internazionale con un evento di sicuro e straordinario richiamo. La rete televisiva in mondovisione ha funzionato bene. Le immagini hanno camminato e conquistato consensi. Sarebbe bello anche per questo poter dire “ora e sempre Universiadi”. *** Apertura e chiusura. All’avvio c’era il presidente della Repubblica Mattarella. La scenografia di Marco Balich si è lanciata nel futuro significando che, quando c’è la volontà, non mancano prospettive incoraggianti. La stessa passione sportiva, che a Napoli non è mai venuta meno anche se troppo concentrata nel calcio, può essere una leva per dare coraggio e fiducia. Alla chiusura il Governo c’è con il premier Conte. Il messaggio che induce a pensare a “una chiusura che non dovrebbe chiudere”, viene ora dai creativi Stefania Opipari e Marco Cisaria: l’invito, unanimemente raccolto, è di non disperdere l’energia che si crea durante gli eventi, per essere più pronti a raccogliere le sfide che si presentano. A Napoli l’auspicio adesso è duplice: allo stadio di Fuorigrotta sia la squadra azzurra a vincere lo scudetto, ma a Palazzo San Giacomo sia la Città (finalmente) a vincerlo. *** Un po’ di ombre. In un evento di questa dimensione e risonanza, non possono mancare: alcuni furti ai danni degli atleti, ma anche di due turisti svedesi (“Napoli è bella ma noi non torneremo più”); promozione commerciale ridotta al minimo (gli stand coi prodotti più tipici e originali non li ha visti nessuno perché male pubblicizzati); proliferazione di venditori abusivi sul lungomare, dalla rotonda di Santa Lucia a Mergellina, diventato un suk tunisino; afflusso turistico non più intenso delle ordinarie presenze quotidiane; fuochi e show pirotecnico al Borgo Marinari diventati occasione di vandalismo teppistico a danno di imbarcazioni bruciate o messe fuori uso (e tutto questo “nella baia gioiello” sovrastata dall’imponente Castel dell’Ovo); alcuni impianti sportivi, rimessi a nuovo per la grande occasione, subito allagati dalla prima, debole pioggia (dovrà essere la Magistratura a stabilire perché?). Ma l’ombra più nera è il perdurante “sgarbo istituzionale” che non si risparmiano De Luca e de Magistris. I bagliori luccicanti delle Universiadi hanno solo mascherato i loro volti corrucciati e indispettiti. *** Dannazione traffico. Questo il buco nero delle Universiadi, una contraddizione lacerante. Da una parte, negli spazi riservati, tante gare che hanno come comune denominatore l’agilità, la prontezza di riflessi, lo scatto veloce; dall’altra l’assedio della città immobilizzata, che si muove con lentezza pachidermica nei suoi quattro versanti: un “contenitore” che imbriglia e soffoca atleti venuti da tutto il mondo, una rappresentazione del tempo che si ferma e che non ha interesse nemmeno a produrre un minimo di dinamismo collettivo. La Città che guarda al futuro, ma che tutti i giorni lo allontana da sé. La cattiva organizzazione del traffico ha così penalizzato, insieme, gli atleti per i ritardi sul cronoprogramma previsto, e i cittadini che, di ingorghi in ingorghi, hanno pagato un alto prezzo all’inefficienza del Comune. *** Casi limite. Due in particolare. Il primo riguarda la linea 1 della metropolitana una volta chiamata “collinare”. A Piscinola accade che un convoglio parte. Fa pochi metri e si trova gli scambi bloccati. La centrale era caduta in tilt e nessuno se n’era accorto. Così il dramma di un pauroso deragliamento è negli occhi terrorizzati del macchinista il quale, per fortuna dei tanti viaggiatori, con sangue freddo e senza farsi prendere dal panico, attua tempestivamente una manovra che riesce a bloccare la corsa. I Sindacati si complimentano con lui e denunciano con forza la Società che mantiene in vita impianti usurati e computer obsoleti. Il secondo porta nuovamente in primo piano la Vesuviana. Nei giorni di maggiore afflusso di viaggiatori e turisti, si sta “stipati come sardine”, fermi in una galleria. Paralisi completa sulla linea per Sorrento, costiera isolata per ore. Migliaia di passeggeri,”si riversano in strada alla disperata ricerca di informazioni e di mezzi sostitutivi”. *** Dal dramma alla farsa. I responsabili dei disservizi si comportano da teatranti. Umberto De Gregorio, presidente Circum, incrocia le braccia e guarda il cielo: «Ma che volete da me», sembra dire. «È già un miracolo se la Vesuviana esiste… ». Già, grazie per questo miracolo che lei, signor Presidente, compie ogni giorno al posto di San Gennaro che pare sia in ferie…. Succede però che il ministro Toninelli (Infrastrutture) si rizela e propone il passaggio della ferrovia allo Stato. Ma la proposta non va giù al presidente della Regione De Luca che suggerisce al ministro di trovarsi un barbiere perché “non s’è mai vista, in un uomo, una testa di donna così piena di capelli”. *** Malinconico addio. Con le Universiadi il meglio va via. Tutto il peggio resta a Napoli.