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Fate presto! Non vogliamo contare tanti altri morti

Opinionista: 

Fate presto! Era il titolo del compianto Carlo Franco ai tempi del terremoto dell'Irpinia, ma questo grido dovrebbe alzarsi anche oggi di fronte al triste spettacolo della politica nel prendere decisioni sul Covid. Almeno dovrebbe alzarsi con pari fragore delle manifestazioni di negazionisti e nomask che insieme ai terrapiattisti ci ricordano che tra noi c'è ancora qualche esemplare di Neanderthal (con rispetto evolutivo parlando). Se a marzo le persone hanno compreso la gravità e la necessità di un vero lockdown (che per quanto duro non è nemmeno paragonabile a quanto avvenuto in Cina e in altri Paesi, e non ha interrotto di una virgola le filiere essenziali alimentari e farmaceutiche) è stato anche perché in quell'occasione la politica ha mandato – almeno all'inizio – un messaggio chiaro e determinato. Oggi tutto questo non è possibile, e non perchè la situazione siamo meno grave (anzi!) ma perché la logica dei numeri parlamentari e della propaganda politica sta prevalendo su ciò che è giusto e doveroso fare per la salute dei cittadini e per la tenuta del sistema sanitario. Non è questo il momento dei bilanci, ma è doveroso ricordare che certe situazioni si affrontano con umiltà e senso di responsabilità, occasioni come questa in cui il calcolo politico e il facile like sui social dovrebbero cedere il passo al compito più alto dell'amministrazione pubblica e del bene comune. Ammettiamo quindi che non ci sono stati messianici salvatori della patria prima come colpevoli irresponsabili oggi, facciano tutti un passo indietro, si calino la testa e i toni, e si rimbocchino le maniche prima di trovarsele sporche. Questo vale per chi amministra (Governo e Regioni) e per chi sta all'opposizione, che non può continuare a scegliere di cavalcare l'onda del malcontento, spesso fondato più sull'incertezza e la paura per un fragile futuro che su dati oggettivi. Perché quello che sta accadendo oggi è che un governo, privo di un forte consenso popolare e di un'ampia intesa parlamentare, retto da una manciata di voti di fiducia condizionata e condizionante al Senato, non ha la forza (diciamocelo con chiarezza e verità) di prendere l'unica decisione sensata: un lockdown (come a marzo) di almeno cinque settimane, per consentirci un Natale che possa essere sicuro, in piena socialità e che sia anche un volano per l'economia. Che si facciano ristori seri e veloci e che si rimedi agli errori di marzo e aprile (errori noti così come le vie per limitarli). Oggi deve prevalere il coraggio della Politica maiuscola, e non l'ignominia della strategia parlamentare del votarello raccattato, che ha procurato una scelta politica minuscola e opportunistica quanto miope, portandoci a votare irresponsabilmente, costituendo magari un vettore della nuova circolazione del virus. È vero, nonostante tutto l'Italia è un Paese forte, migliore della sua classe dirigente, che ha ampie risorse, prima di tutto umane, per risollevarsi, ma deve avere anche il coraggio di abbandonare gli interessi piccoli, particolari e del calcolo opportunistico della piccola politica minuscola. Attendere che i contagi salgano ancora, attendere ancora una o due settimane per arrivare a una situazione insostenibile che bilanci con il terrore popolare la debolezza parlamentare è un rischio tutto giocato sulla pelle e pagato dalle vite dei cittadini. E questa cosa è un crimine. Fate presto! Oggi come allora. Per non contare domani troppi morti sotto le macerie.